Digital Service Act, il 17 febbraio
in vigore le nuove regole
La svolta nella lotta a favore di una maggiore tutela dei minori in rete è finalmente realtà. Sabato 17 febbraio entrerà in vigore in tutta l’Unione europea il Digital Service Act, ossia un regolamento che prevede nuovi e stringenti obblighi che riguarderanno direttamente tutti i fornitori di piattaforme online.
A rendere evidente la necessità di un intervento mirato al maggior controllo delle iscrizioni ai servizi internet è stata la lettera di avviso presentata il 29 gennaio dal Garante della privacy, all’interno della quale veniva contestata ad OpenAi la totale assenza di qualsiasi verifica dell’età degli utenti in relazione al servizio Chatgpt che, secondo i termini di utilizzo pubblicati dall’azienda stessa, dovrebbe essere riservato ai soli soggetti che abbiano compiuto almeno 13 anni.
La questione della mancata age verification (verifica dell’età) e la volontà di tutelare i fruitori minorenni in rete sono i punti su cui si sofferma maggiormente il Digital Service Act, il quale verte con decisione sull’obiettivo di aumentare notevolmente la responsabilità dei gestori di servizi online nei confronti dei minori, considerati soggetti vulnerabili sia come target pubblicitari sia come potenziali vittime di cyberbullismo e abusi.
Il primo argomento su cui si concentra il documento è quello dell’informativa, l’Unione europea richiede infatti che qualunque prestatore di servizio intermediario principalmente destinato a minorenni o utilizzato in prevalenza da essi spieghi in modo chiaro e comprensibile per tutti le condizioni e le restrizioni che si applicano all’utilizzo della piattaforma, la quale dovrà inoltre adottare misure precise ed adeguate per garantire un elevato livello di tutela della privacy, di sicurezza e protezione dei minori.
Il secondo punto cruciale affrontato dal Dsa è il controllo dell’età degli utenti, verrà infatti imposta già in fase di progettazione dei servizi online l’adozione di misure per la verifica dell’età, controllo parentale e strumenti volti alla segnalazione di abusi e ottenimento di sostegno, al fine di portare al rispetto delle regole Ue sul consenso degli utenti under 16, che prevedono un trattamento lecito dei dati soltanto se tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale; pratica che ad oggi risulta facilmente aggirabile sulla maggior parte dei portali web.
I fornitori di piattaforme avranno inoltre l’obbligo di non presentare inserzioni pubblicitarie basate sulla profilazione, ovvero sull’utilizzo di dati personali del destinatario del servizio, nel caso in cui quest’ultimo sia minorenne. La legge, dopo aver stilato queste prime e fondamentali linee guida, non impone alle aziende delle pratiche comuni da adottare per il conseguimento di tali obiettivi, ma prevede che possano essere concordate tra i gestori e la commissione Ue.
Il Dsa, già approvato nel 2022, si applicherà a tutti gli intermediari online e più precisamente alle Very Large Online Platforms (VLOP), estendendo dunque un pacchetto legislativo che dallo scorso aprile viene rispettato unicamente da 22 multinazionali del settore, nello specifico da: Google con 4 servizi (Maps, Play, Search e Shopping), Youtube, Meta con Instagram e Facebook, X, Bing, Pinterest, Snapchat, LinkedIn, Amazon, Booking, Wikipedia, TikTok, Alibaba Express, Zalando e App Store.
La normativa non si rivolgerà invece alle piccole aziende, le realtà sotto i 50 dipendenti e i 10 milioni di fatturato saranno infatti esenti dal rispetto di tali leggi. Saranno inoltre previsti, ai fini di scoraggiare le piattaforme dalla volontà di ignorare o infrangere le norme, sanzionamenti e multe fino al 6% del fatturato annuale e fino al 5% dei ricavi medi quotidiani per ogni giorno di ritardo nell’applicazione delle contromisure richieste.
Dal 17 febbraio, giorno dell’entrata in vigore del Digital Service Act, verrà finalmente messa la parola fine all’era della passività e neutralità della rete nei confronti degli utenti, con particolare riguardo alla tutela dei minori, nel tentativo di salvaguardarli dall’insidioso e caotico mondo della navigazione in rete.
Amedeo Di Benedetto