Cronaca

Gestivano giro di prostitute in
città, due uomini a processo

Due uomini di nazionalità romena, tra i 23 e i 28 anni, sono finiti a processo per sfruttamento della prostituzione. Un terzo aveva già patteggiato in precedenza. I fatti risalgono al periodo tra febbraio e novembre 2021. Secondo l’accusa, i tre romeni avevano organizzato un giro di sesso a pagamento, sfruttando giovani connazionali, che esercitavano appoggiandosi ad un appartamento in città.

Le indagini svolte dai Carabinieri di Cremona, che hanno deposto durante il processo al banco dei testimoni, erano partite con la ricerca di una giovane donna, di nazionalità romena, scomparsa dalla provincia di Verona. Unico indizio, un messaggio che la giovane aveva inviato al padre, residente in Inghilterra.

Grazie alla localizzazione del telefono in dotazione alla ragazza, i militari avevano fatto irruzione in un appartamento del centro città, dove si trovavano in tutto quattro giovani, di età tra i 20 e i 24 anni. Tutte erano lontane da casa e i familiari non ricevevano loro notizie da qualche tempo. Gli investigatori avevano quindi dato il via ad una serie di accertamenti, che avevano portato a ricostruire una storia di sfruttamento e abusi.

Le vittime venivano fatte arrivare in Italia con false promesse da loro connazionali, che successivamente le obbligavano a prostituirsi, precipitandole in un turbine di violenza, fatto di minacce e di violenza.

Durante l’udienza è emerso come le donne venissero offerte ai clienti grazie ad alcuni siti di annunci che offrivano prestazioni sessuali, in cui comparivano anche delle foto, scattate tutte nella stessa location, con i “nomi d’arte” delle ragazze. Inoltre, hanno raccontato i carabinieri, le vittime della tratta uscivano sempre accompagnate da uno dei due sfruttatori, che le accompagnavano agli appuntamenti e riscuotevano il compenso, che poteva variare parecchio in base alle prestazioni richieste.

Dopo aver sentito gli investigatori, il giudice ha rinviato il processo al 28 marzo, data in cui verranno ascoltate le testimonianze delle vittime.

Laura Bosio

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