Bertolotti, Fiab: "Più che Zone 30
si lavori per una Città 30"
Mentre a Cremona si attende l’installazione delle postazioni per i monopattini e le biciclette elettriche, non si ferma il dibattito sulle “Zone 30”, dopo la decisione del Comune di Bologna di rivedere tutta la mobilità cittadina nel senso di incentivare spostamenti in bicicletta e a piedi.
Dal capoluogo bolognese hanno diffuso i dati sui primi 15 giorni di sperimentazione delle Zone 30: tra lunedì 15 e domenica 28 gennaio si sono verificati in totale 94 incidenti, di cui 63 con feriti e 31 senza feriti, nessun incidente mortale.
Nello stesso periodo del 2023 (lunedì 16 – domenica 29 gennaio) gli incidenti erano stati 119, di cui 77 con feriti, 41 senza e un mortale.
In termini percentuali si tratta quindi di: -21% di incidenti totali, -18,2% di incidenti con feriti, -24,4% di incidenti senza feriti e un incidente mortale in meno.
Un tema che riguarda da vicino anche Cremona dove le “Zone 30” sono in vigore un po’ a macchia di leopardo in tutta la città, centro e periferie inclusi.
“Il tema che tiene banco in questi giorni – precisa in proposito Piercarlo Bertolotti, presidente Fiab – non è la “Zona 30” (attiva già da molti anni) ma la “Città 30”.
E’ vero che entrambe sono da considerarsi interventi per la moderazione del traffico nella viabilità urbana, ma parlare di Città 30 non significa solo ridurre il limite di velocità in alcune strade, ma di andare verso un nuovo concetto di città, che si trasforma in un luogo più confortevole, con strade più accessibili e sicure, con nuove aree verdi e pedonali e con spazi protetti per bambini e persone vulnerabili.
Si deve pensare quindi anche in termini di una nuova progettazione urbanistica e non solo di un senso unico o di velocità, ma è necessario tornare al concetto che la città è delle persone e non delle auto.
Troppo spesso poi si tende a parlare di pedoni, ciclisti, automobilisti… ed a tale proposito ricordo che stiamo parlando sempre di una sola persona che, in funzione del momento e dell’occasione, utilizza un mezzo di trasporto od un altro. Quindi, parliamo di educazione e rispetto, soprattutto rispetto delle regole, e non di “categorie” di cittadini. L’art 140 del CdS recita Gli utenti della strada devono comportarsi in modo da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione ed in modo che sia in ogni caso salvaguardata la sicurezza stradale”.
“La Città 30, per come è definita, è prevista dal Codice della Strada ed è auspicata dal Piano Nazionale della Sicurezza Stradale Orizzonte 2030 di recente emanazione da parte del MIT”.
“Le Città 30 – continuaa Bertolotti – esistono e funzionano. Negli ultimi 50 anni in Europa, da Graz a Bruxelles passando per Olbia e Bologna sono davvero tante quelle che hanno scelto questa via. Una volta superate le normali perplessità iniziali, sono sempre state così apprezzate che non si è mai tornato indietro.
Nel 2022 sono stati oltre 217.000 gli incidenti stradali con un numero di vittime inaccettabile da parte di una società civile (parole del Presidente Mattarella), molto oltre i 3.100 (e 223.000 feriti) con un costo sociale che supera i 17 miliardi di euro, molto più di una finanziaria.
Ridurre l’incidentalità, quindi, significa meno dolore e più risorse da dedicare a scuole, ospedali, sicurezza. In ambito urbano si concentrano il 73% degli incidenti ed il 44% delle vittime (contro il 32% in Europa) provocando quasi 550 vittime tra i pedoni e quasi 300 tra i ciclisti che, seppure in leggero calo, sono pur sempre dati impressionanti. Almeno la metà dei ciclisti coinvolti non ha alcuna colpa, molte distrazioni e alcune irregolarità. Le cause principali sono: eccesso di velocità (27%), guida distratta (23%) mancato rispetto degli attraversamenti pedonali (8%), mancato rispetto della distanza di sicurezza (8%).
Anche l’inquinamento da traffico veicolare, quantizzato in € 1.500/anno pro capite (da rumore, emissioni atmosferiche, polveri) si ridurrebbe e chi dice il contrario dimentica quanto incida lo stop&go causato dai semafori
Cambiare il modello di mobilità è una necessità e la prima e più importante questione è costruire un contesto generale “amico” della bicicletta, nel quale sia possibile muoversi ovunque in modo confortevole e sicuro, condividendo gli spazi con tutti gli altri utenti della strada.
Spesso la velocità di 50 Km/h è incompatibile con la precedenza accordata ai pedoni, in molte situazioni l’automobilista non ha il tempo di reagire e fermarsi. Ecco perché è necessario moderare il traffico.
“Non intendo – conclude Bertolotti – entrare nel merito di una “Direttiva Città 30” inapplicabile ed in contrasto con il Codice della Strada e le indicazioni dell’UE, siamo purtroppo ormai assuefatti al sistema del fare e disfare, come quando, recentemente, vennero annullati i finanziamenti già stanziati per la realizzazione di ciclovie di interesse nazionale per lo sviluppo del cicloturismo, fonte di nuove economie e di una parte importante del PIL, ma auspico un confronto corretto ed ampio con ANCI e le Associazioni ambientaliste, basato su dati di fatto consolidati e non da gesti impulsivi e volubili. Ai cittadini è necessario spiegare bene il perché di certe scelte e, soprattutto, dei vantaggi che ne trarranno, loro ed i nipoti, in termini di ambiente, salute e qualità della vita”.