Cronaca

Infortunio mortale nel cantiere
dell'ospedale. Assolto l'architetto

Il legale rappresentante dell'impresa di costruzioni per la quale la vittima lavorava, aveva invece già patteggiato 9 mesi

Nella foto, gli avvocati Abdoulaye Mbody e Stefania Bonaldi

“Assolta” con formula piena dal reato di omicidio colposo, L.F., l’architetto finito a processo per la morte di Claudio Malgarini, il 60enne operaio di Fara Olivana, nella bergamasca, che aveva perso la vita nel pomeriggio del 16 luglio del 2020 mentre stava lavorando al cantiere all’interno dell’ospedale di Cremona che aveva interessato il reparto di Medicina Nucleare.

Così ha deciso oggi il giudice che ha scagionato l’imputata, il cui ruolo era quello di coordinatore della sicurezza in fase di progettazione. “Il fatto non sussiste” . Per la professionista, difesa di fiducia dall’avvocato Abdoulaye Mbody, ausiliato dalla collega di studio Stefania Bonaldi, entrambi del Foro di Milano, nessuna responsabilità nell’infortunio sul lavoro che era costato la vita all’operaio.

Nel gennaio del 2022, invece, in sede di udienza preliminare il legale rappresentante della ditta Costigliola Srl, di Casarile, nel milanese, impresa di costruzioni per la quale la vittima lavorava, aveva patteggiato 9 mesi, pena sospesa. La stessa ditta, come responsabilità amministrativa, aveva patteggiato una pena pecuniaria di 114.300 euro.

I lavori riguardavano il bunker che avrebbe ospitato il nuovo acceleratore lineare, al secondo piano interrato dell’edificio. Malgarini era rimasto schiacciato da una trentina di lastre in acciaio che si erano staccate dalla parete in quanto non saldate, ma solo bullonate. Nonostante i soccorsi, per l’operaio non c’era più nulla da fare. Il 60enne era prossimo alla pensione. Il cantiere dell’ospedale avrebbe dovuto essere uno dei suoi ultimi lavori importanti prima di godersi il meritato riposo.

“La nostra assistita”, ha spiegato l’avvocato Abdoulaye Mbody, “ha stilato un progetto che era adeguato e che ha seguito tutti i crismi della normativa. Il problema è che in corso d’opera ci sono state delle difformità e delle modifiche che esulavano da quello che era il progetto che era stato stilato in fase di progettazione. Di queste modifiche, avvenute durante i lavori, l’architetto non era a conoscenza. E noi l’abbiamo dimostrato a dibattimento sentendo i testimoni”.

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