Cronaca

Vicenda Prosus, l'azienda rompe
silenzio: le parole del presidente

Una delle manifestazioni della Usb

“Dopo 81 giorni di occupazione forzata del macello abbiamo ritenuto opportuno uscire dal silenzio anche a tutela di tutte quelle famiglie il cui futuro ruota intorno alla Prosus”: con queste parole il presidente dell’azienda, Giovanni Avanzini, decide di dare una propria versione dei fatti su quanto sta accadendo.

“La situazione di crisi in cui versa Prosus ha origini nel tempo, tanto è vero che la società ha tentato più strade prima di presentare, nel mese di giugno 2023, l’istanza di Composizione Negoziata, al fine di avviare un percorso volto ad impostare un piano di risanamento attraverso la cessione dei rami di azienda, uno dei quali è il macello, con l’obiettivo in primis di tutelare l’occupazione” si legge in una nota firmata dallo stesso Avanzini.

“La continuità aziendale auspicata, di cui all’istanza di Composizione Negoziata si basa sulla cessione dei rami aziendali autorizzata, come previsto dal Codice della Crisi, dal Tribunale che si avvale del supporto dell’Esperto della Crisi.

La cessione cosi impostata ha l’obiettivo di valorizzare al meglio, anche attraverso una procedura di gara competitiva, i rami di azienda che peraltro hanno strutture e mercati di riferimento diversi, ancorché in ambito correlato alla trasformazione della carne di suino. (Non si tratta di spezzatino come affermato da USB). Ne è la dimostrazione l’aggiudicazione del ramo prosciuttificio (Gardenia) ad un valore ampiamente superiore alle aspettative; al momento è in corso la gara per l’aggiudicazione del ramo lavorazione delle carni (Castel d’Ario), gare il cui capitolato fa perno sulla conservazione dei posti di lavoro dei dipendenti.

Prosus o meglio lo stabilimento di Vescovato è uno dei macelli con la maggiore capacità produttiva dell’area di riferimento. Lo stabilimento può macellare circa 600.000 suini su base annua ovvero 12.000 a settimana (e non 13.000 al giorno come affermato da USB) e ha avuto e potrebbe avere come clienti del marchi leader nel mercato del prosciutto stagionato (il macello non può essere evidentemente leader del mercato dei suoi clienti e comunque non esporta prosciutto in Cina come affermato da USB)
Nell’aprile 2023 Prosus, nonostante l’evidente stato di crisi finanziaria, ha assunto presso il macello, perché evidentemente costretta temendo il ripetersi degli eventi del 2019, 23 lavoratori fino a quel momento in forza alla Cooperativa Dharma.

Nel Maggio 2023 Prosus ha richiesto la CIGS per tutti i dipendenti con pagamento diretto da parte dell’Inps e, coerentemente con i principi della Composizione Negoziata, non ha effettuato nessun licenziamento individuale né attivato alcuna procedura di licenziamento collettivo (la società non ha mai deciso di licenziare decine di lavoratori come affermato da USB).

A far data dal 31.08.23 la Coop. Dharma Onlus e dal 30.09.2023 la Coop. 3T, coerentemente ai contratti firmati fra le parti, hanno deciso di esercitare il diritto di recesso.
Risulta poi unicamente volto a gettare discredito sulla Società il riferimento operato da USB a contratti di appalto con le COOP definiti pretestuosamente non “genuini”. L’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cremona ha, infatti, effettuato mirati controlli nel corso del 2022 in ProSus senza rinvenire alcuna problematica inerente la genuinità dei contratti e la regolare applicazione dei CCNL. Non risulta pervenuta alla società nessuna richiesta riferita al TFR dei lavoratori assunti dalle ditte in appalto. (quindi non è vero quanto affermato da USB).

Il dato incontrovertibile è che, dal 17 ottobre, il macello di Vescovato, cha alla data era operativo, è illegittimamente ed abusivamente occupato ed è stato posto nelle condizioni di non operare, con conseguenti gravissime ripercussioni sulla possibile continuità aziendale con il rischio più che concreto di portare alla perdita dei posti di lavoro di tutti i dipendenti dello stabilimento medesimo. Oggi circa 150 dei 184 dipendenti di Vescovato sono in CIGS. La società ha sostenuto costi straordinari per circa 200.000 € dovuti all’occupazione dello stabilimento, la cessione del ramo è allo stato difficilmente perseguibile così come il piano di risanamento della società.

Nessun licenziamento, dunque nessun tagliatore di teste ma una squadra di professionisti che stanno cercando di supportare Prosus in un difficile percorso di risanamento il cui esito positivo diventa, giorno dopo giorno, sempre più improbabile anche a causa dell’occupazione in corso”.

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