Ambiente

Smog e salute, gli ultimi esiti
dell'indagine Ats Val Padana

I numeri non sono sufficientemente ampi per stabilire una connessione sicura tra inquinamento e situazioni patologiche,  ma l’ultima tranche dello studio epidemiologico di Ats presentato questo pomeriggio in Saletta Mercanti – conferma anche a livello locale una situazione già esplorata e confermata dagli epidemiologi di tutto il mondo. 

I risultati della terza e quarta linea progettuale dell’Indagine Epidemiologica Cremonese condotta dall’Osservatorio Epidemiologico di ATS della Val Padana, sono relativi agli studi “Associazione tra inquinamento atmosferico ed eventi avversi alla riproduzione nel Distretto di Cremona” e “Associazione tra inquinamento atmosferico da polveri sottili e leucemia acuta nella provincia di Cremona”. A presentarli,  il direttore di Ats Salvatore Mannino, che ha così concluso il suo doppio mandato alla guida dell’Agenzia e l’epidemiologo Marco Villa: “I nostri studi – ha detto in apertura – confermano quello che era abbastanza noto in letteratura: l’inquinamento anche a basse dosi ha degli effetti, magari non di magnitudo elevatissima, sugli esiti che siamo andati a studiare in questi due anni. Potrebbe non essere la conclusione: con questo abbiamo completato le linee progettuali previste nel protocollo, adesso vedremo di completare lo studio con l’associazione tra inquinanti e alcune sedi tumorali”.

In precedenza era stata fatta la mappatura dell’esposizione nel distretto; poi il calcolo dei decessi attribuibili all’inquinamento per cause naturali, oncologiche  e respiratorie; infine, lo studio sugli eventi respiratori nella popolazione pediatrica nel distretto di Cremona.

Scopo: fornire informazioni su cui gli amministratori possano poi prendere decisioni, ma dare indicazioni anche ai cittadini: “Non dimentichiamo – aggiunge Villa –  che tante cose dipendono poi dai comportamenti individuali e non solo da quello che decidono gli amministratori per noi”.

Lo studio epidemiologico era nato con il protocollo d’intesa tra ATS  e i Comuni di Cremona, Bonemerse, Gerre de’ Caprioli, Stagno Lombardo, Spinadesco e Sesto ed Uniti.

Gli studi presentati nel pomeriggio vertevano sull’impatto dell’inquinamento atmosferico da polveri ultrasottili (PM2.5) e Biossido di Azoto (NO2) sugli eventi avversi della riproduzione nella popolazione che, tra il 2010 e il 2019, ha abitato nei pressi di Cremona e la relazione tra polveri sottili (PM10) e l’incidenza di leucemia acuta nella popolazione della provincia di Cremona, utilizzando i dati del Registro Tumori del periodo 2008-2018.

In particolare, per quanto riguarda gli eventi avversi alla riproduzione, i risultati presentati da Linda Guarda – Dirigente statistico dell’Osservatorio Epidemiologico di ATS – evidenziano come tra il 2010 e il 2019 le donne nel primo trimestre di gravidanza siano state esposte ad una concentrazione
di inquinanti atmosferici superiore ai limiti di legge nel 26,6% dei casi per l’NO2 e nel 60,9% dei casi per il PM2.5; un dato positivo è, tuttavia, la riduzione progressiva dell’esposizione agli inquinanti  atmosferici per gli abitanti del Distretto di Cremona.

L’analisi di associazione ha permesso di osservare effetti, anche se limitati, dell’esposizione al PM2.5 e dell’NO2 sull’abortività spontanea e sulla prematurità, mentre più marcata è risultata la relazione tra PM2.5 e peso molto basso alla nascita. Nessun effetto si è rilevato invece sulla natimortalità. “Complessivamente, il nostro studio suggerisce un’associazione, seppure di limitata entità, tra esposizione ad inquinanti aerodispersi e alcuni esiti avversi della gravidanza – ha sottolineato Guarda -; al contrario, sono apparsi molto più rilevanti i determinanti socioculturali, come il livello di studio, la cittadinanza e l’età materna.

Si auspica che tali risultati possano aiutare le Amministrazioni, i Servizi Sociosanitari e la collettività nella progettazione di azioni mirate alla tutela della salute materno-infantile, insieme alle politiche di controllo dell’inquinamento, che devono comunque sempre rappresentare una priorità nell’agenda
della prevenzione”.

Per quanto riguarda gli effetti sulla leucemia acuta, presentati invece da Paola Ballotari – Statistico dell’Osservatorio Epidemiologico di ATS, i risultati dello studio suggeriscono un lieve incremento del rischio all’aumentare della concentrazione di PM10, in particolar modo per quanto riguarda le leucemie mieloidi nelle donne.

“Proprio per la necessità di avere un numero sufficiente di eventi per poter fornire stime più robuste – ha evidenziato Ballotari – poiché nel distretto di Cremona erano stati registrati solo 129 casi negli 11 anni presi in considerazione, si è deciso di ampliare lo studio all’intera provincia, dove sono stati osservati 269 casi; tale scelta ha comportato l’utilizzo delle stime dell’inquinamento di EPISAT, progetto di rilevanza nazionale che per l’intero periodo 2008- 2018 fornisce dati solo sul PM10.

Il nostro studio ha numerosi punti di forza, quali la profondità storica del periodo di osservazione, l’accuratezza delle diagnosi grazie al Registro Tumori di ATS e la ricostruzione georeferenziata della storia residenziale.”

I due studi condotti sono in continuità con i lavori già pubblicati (relativi alla prima ed alla seconda linea progettuale) e vantano il  contributo del Comitato Scientifico che la Direzione Generale di ATS ha istituito ad hoc a supporto dell’attività di ricerca dell’Agenzia in epidemiologia ambientale.

I report completi sono consultabili sul sito di ATS della Val Padana al seguente link https://www.ats-valpadana.it/indagine-epidemiologica-cremonese.

“Questi risultati – ha concluso Salvatore Mannino, Direttore Generale di ATS della Val Padana – sanciscono il completamento di un percorso di ricerca che come Direzione ci siamo impegnati a garantire entro fine mandato, per una migliore comprensione di un tema – quello dell’associazione tra ambiente e salute – rilevante in sanità pubblica e particolarmente sentito in questo territorio, caratterizzato da una forte pressione antropica in una condizione atmosferica di sostanziale stagnazione dell’aria. Mi piace sottolineare come averlo fatto con il supporto di un Comitato Scientifico di indiscutibile profilo e terzietà conferisca ai risultati un significativo valore aggiunto, a beneficio dei decisori sulle politiche di sviluppo del territorio”.

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