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L'ultimo incontro con Vialli
raccontato dall'amico Mauro

Massimo Mauro e Gianluca Vialli nel 2020

L’ultimo saluto a Gianluca Vialli il 23 dicembre, a Londra, al Royal Marsden Hospital. A raccontarlo è Massimo Mauro che in un lunga intervista alla Stampa parla degli ultimi giorni del campione cremonese, della loro amicizia e di Gianluca.

Nel salutarlo, promettendo di tornare dopo Natale, Gianluca è perentorio: “No Massimo. Io e te non ci vedremo più”.

“Mi aveva chiamato – racconta – la moglie Cathryn, “Massimo vieni a Londra”. Soffriva moltissimo Luca, aveva dieci minuti di lucidità, poi doveva ricorrere alla morfina. Gli ho dato un bacio, me ne sono andato e ho chiamato subito Mancini. L’ho rivisto nella bara”.

Eppure la malattia che lo ha portato via nei primi giorni di gennaio è rimasta sempre in secondo piano: “In quei mesi è stato un eroe. La sua grandezza è stata quella di non farsi mai compatire e di non far mai sentire in imbarazzo chi gli parlava”.

“Ha avuto – ricorda – dignità fino in fondo. Come Mihajlovic. Non so se c’è un tratto comune legato al fatto di essere stati calciatori, ma hanno avuto una gestione straordinaria di fronte alle difficoltà fisiche”.

Una forza che arriva anche da più in alto: “Luca eramolto credente,non a caso aveva iscritto le sue figlie a una scuola cattolica. E lo ricordo alla cresima di Sofia, soffriva moltissimo ma era felice. Lui mi parlava molto di quello che lo avrebbe atteso dopo la vita. E io ascoltavo. Ascoltavo il mio amico Luca che immaginava l’Aldilà”.

“Io – aggiunge Mauro – con lui ascoltavo molto, ma più che non dirgli qualcosa il mio grande rimpianto è non aver fatto qualcosa, in particolare avergli detto di no quella volta che mi ha chiesto di venire a casa mia in Calabria con le figlie”.

Un’amicizia cementata dal calcio (“Vedeva anche quattro partite alla volta”) e dal divertimento, dallo stare bene insieme. Un legame che ha fatto anche nascere la Fondazione Vialli&Mauro che dal 2003 raccoglie fondi da destinare alla lotta alla Sla: “Siamo sul divano di casa sua a Londra. In tv c’è una gara di Tiger Woods, era il suo idolo. Per lui fermava il mondo. E così mi racconta che Woods ha una fondazione dove mette molti dei soldi che guadagna. Ed è allora che mi propone di far diventare i nostri hobby un’occasione di raccolta fondi. Prima gara, raccolti 150 mila euro”.

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