Ambiente

La Canottieri Bissolati insiste
"Tamoil inquina ancora"

All’indomani della transazione tra Comune e Tamoil per la chiusura della causa civile di risarcimento dei danni, segnali tutt’altro che rassicuranti  circa la salute dell’ambiente rivierasco arrivano dalla società canottieri Bissolati, che in una conferenza stampa questa mattina ha diffuso i dati più recenti dai quali risulterebbe il perdurare dell’inquinamento da idrocarburi nelle proprie aree interne. Dati che verranno presentati agli enti nella prossima conferenza dei servizi prevista per il 21 dicembre in Comune. Dunque la canottieri e i suoi consulenti guardano con scetticismo al comunicato diffuso ieri dal Comune che traccia un quadro ottimistico degli interventi di rinaturazione che i 2,4 milioni di risarcimento ottenuti da Tamoil rendono ora possibili. La transazione viene al contrario ritenuta una “pietra tombale” che non mette al sicuro la salute dell’ambiente su tutta la fascia rivierasca e non solo nell’area della canottieri.

Un incontro iniziato con l’intervento dell’avvocato Gianpietro Gennari –  che sta seguendo la causa civile per la società, insieme al collega Claudio Tampelli – il quale  ha fatto la cronistoria della vicenda, dall’autodenuncia Tamoil del 2001 fino ad oggi. Tra i punti salienti: solo nel 2004 viene fatta un’ispezione delle fogne – poi rivelatesi piene di falle –  nonostante la Provincia le avesse sollecitate da tempo.

E’ nel 2007 che avviene la scoperta della contaminazione da idrocarburi nelle aree esterne: l’amministrazione  provinciale con un atto ufficiale attribuisce la responsabilità alla Tamoil, che da parte sua non si oppone. Si comincia così a realizzare la barriera idraulica.

Poi, nel 2011, la decisione del colosso petrolifero di chiudere la raffineria di Cremona: gli accordi al Ministero coinvolgono parlamentari (in primis Luciano Pizzetti) enti locali, sindacati. Si tratta per dare garanzie ai lavoratori che restano a casa, ma in quel contesto – ricorda Gennari –  Tamoil si chiama fuori dalla responsabilità dell’inquinamento esterno alla sua proprietà.

Le aree esterne vengono assoggettate “solo” a un ripristino ambientale, non alla bonifica come prescritto per quelle interne. I punti di prelievo nei terreni della Bissolati ai fini della caratterizzazione vengono individuati tutti a sud, lungo l’asta del Po. Alle aree interne alla raffineria vengono applicati criteri più restrittivi, nelle aree esterne invece meno. Per questo la canottieri riverasca, dopo la sentenza che riconosce la responsabilià penale per disastro ambietale ai dirigenti della raffineria, insiste con propri monitoraggi per verificare la tenuta della barriera idraulica. E la tesi sostenuta ancora oggi dal Presidente Maurilio Segalini, supportato dalle analisi del geologo Gianni Porto e dal chimico Fabio De Nicoli, è una sola: la barriera idraulica così come realizzata da Tamoil non funziona, gli idrocarburi continuano a fuoriuscire.

“Anche l’Arpa ci ha dato ragione – afferma Porto – mettendo nero su bianco che in qualche periodo la barriera non ha funzionato e confermando infiltrazioni. Dal 2021 avevamo notato nella zona degli uffici, quindi a nord, la presenza di idrocarburi derivanti da kerosene, risalenti a un periodo compreso tra i 2 e 5 anni. E d’altra parte anche un rappresntante della Tamoil durante una conferenza di servizio, ha candidamente ammesso che solo dal 2019 il deposito aveva iniziato lo stoccaggio di kerosene. Quindi non solo ci sono idrocarburi che continuano ad arrivare in Bissolati, ma questi sono molto successivi al processo e alle messa in sicurezza”.

Di qui la richiesta che la società canottieri  sta facendo da diverso tempo, anche in occasione degli Osservatori Tamoil, quindi riunioni aperte al pubblico, sia nelle conferenze di servizio tra gli enti: serve avviare un nuovo provedimento amministrativo rispetto a quello che si è concluso con la condanna penale di Tamoil: “Non funziona il sistema idraulico ma nemmeno il sistema di stoccaggio del kerosene”, ha aggiunto il geologo. “Oggi, grazie alle denunce che abbiamo fatto nel 2022 e 2023, Tamoil ha effettuato sondaggi nella zona piscine che hanno confermato quanto da noi già rilevato ossia la presenza di questo  surnatante. Abbiamo chiesto che esaminassero anche le aree a nord nella zona del parcheggio biciclette, ma per Tamoil questo è superfluo. Per noi non è così, c’è ancora continuità con quanto fuoriesce dalla raffineria e quello che ritroviamo nei nostri terreni”.

Giuliana Biagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...