Spettacolo

Esecuzione intensa a teatro
del violoncellista Enrico Dindo

Esecuzione intensa ieri sera al teatro Ponchielli di Cremona da parte del violoncellista Enrico Dindo insieme alla compagine da lui diretta I solisti di Pavia, con cui ha condotto il pubblico in un viaggio nella musica per archi del Novecento.

Un pubblico meno folto di quanto avrebbe meritato la serata ha accolto ieri al teatro Ponchielli il gradito ritorno a Cremona del violoncellista Enrico Dindo nella duplice veste di solista e direttore de I solisti di Pavia, rinomato ensemble che ha proposto un viaggio musicale nelle pagine per archi del Novecento concludendo la prima parte della stagione concertistica.

L’Accademico di Santa Cecilia, che di consueto suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) 1717 affidatogli dalla fondazione Pro Canale, ha ammaliato la sala con un suono puro frutto di un’esecuzione ineccepibile nonché un’evidente alchimia con gli artisti in palco: la formazione è nata oltre vent’anni fa su iniziativa dello stesso Dindo, all’epoca la presidenza onoraria era affidata al Maestro Rostropovich.

Venerdì a Cremona la compagine ha proposto un ventaglio di brani attingendo alle pagine più interessanti del Novecento: i climi sonori di Bruch, la tenerezza di Messiaen, l’elegante romanticismo di Fuchs. «Tutto ha avuto inizio dal mio desiderio di suonare il ‘Concertino’ di Weinberg, autore al quale mi sono avvicinato durante la pandemia attraversando le sue Sonate per violoncello solo» ha spiegato Dindo alla stampa, sottolineando come il linguaggio dell’autore risenta del mondo ebraico. Non sono mancati i bis, espressione del connubio fra talento e passione del violoncellista, accompagnati dagli applausi della platea.

Federica Priori

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