Cronaca

Peste suina, per il Pd da
Regione risposte deludenti

“Qui mancano proprio i soldi e l’assessore all’Agricoltura Beduschi lo ha detto chiaramente. Non parliamo delle tempistiche: è tutto un ‘faremo’, un rinviare alle prossime settimane, se non ai prossimi mesi. La Giunta si sta muovendo in ritardo e questo ci preoccupa fortemente, così come preoccupati sono le aziende agricole e gli allevatori del settore suinicolo”, commentano così Matteo Piloni, Roberta Vallacchi e Marco Carra, consiglieri regionali del Pd, al termine della trattazione, stamattina, in Aula, della loro interrogazione a risposta immediata sulla peste suina africana, dove chiedevano “con quali risorse e con quali modalità verranno ristorati gli allevatori di suini abbattuti finora e come si può rappresentare la situazione dei ristori a fronte dell’espandersi dell’epidemia”.

“Non ci interessa nessuna contrapposizione politica e riteniamo che sia necessario fare di più per affrontare questo flagello. Ma il fatto che a oggi non ci siano altri soldi, perché, come ha detto chiaramente l’assessore, nel nuovo decreto ministeriale i fondi verranno recuperati dalle economie dei decreti precedenti, e che in legge di bilancio il Governo non abbia messo un euro, preoccupa ulteriormente”, ha commentano Piloni in Aula.

“Finora la Lombardia non ha visto risorse e gli allevatori non le vedranno nemmeno nelle prossime settimane. Ma se arriviamo a novembre e i soldi non ci sono, vuol dire che non è stato fatto tutto bene, come invece sostiene l’assessore. Si butta continuamente la palla in avanti: ci sono ancora problemi per i macelli e per il recupero dei liquami, si parla di un bando per le recinzioni che arriverà senza sapere quando, dopo che lo avevamo chiesto a luglio, dopo quattro mesi non si vede ancora la luce”, ha aggiunto il consigliere Pd.

Alla collega Vallacchi il compito di fare il punto della situazione: “Nelle Faq del Ministero della Salute risulta che i suini e i cinghiali si contagino attraverso contatto con animali infetti, ingestione di carni o prodotti a base di carne di animali infetti, contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus. La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia. Il virus può rimanere vitale anche fino a 100 giorni, sopravvivendo all’interno dei salumi per alcuni mesi e resistendo alle alte temperature. Quindi, è pericolosissimo. Per questo quando a gennaio 2022 si ebbe il primo caso a Ovada, molto vicino alla provincia di Pavia, si sarebbe dovuto da subito mettere in atto misure di prevenzione e protezione, con recinzioni, contenimento, monitoraggio. Invece, si è aspettato di avere il primo caso in provincia di Pavia, a giugno scorso, e così, nel giro di un solo mese, tra agosto e settembre, il numero dei focolai è salito a nove”.

Da qui l’abbattimento di 33.865 capi, a cui se ne sono aggiunti altri 5mila per motivi precauzionali, i problemi di sovraffollamento degli allevamenti, di eccessiva crescita degli animali, di gestione dei liquami, di costi da sostenere senza alcuna entrata.

“Nel settore la preoccupazione è enorme, ancora di più dopo la notizia che l’Unione europea ha deciso di istituire la zona rossa nell’area del Parco del Ticino – ha ricordato Vallacchi –. Eppure, dopo la mozione, approvata all’unanimità a luglio, il Piano di sorveglianza del Commissario straordinario, la nostra mozione urgente che è stata però bocciata, rimaniamo con ancora molte e gravi questioni aperte, come la disponibilità dei macelli a ritirare i capi a un prezzo corretto, la gestione dei liquami, i fondi per le recinzioni da estendere a tutte le zone soggette al rischio di diffusione, l’urgenza dei ristori per danni diretti e indiretti. E la risposta di Regione non è confortante per chi è colpito da questo evento”.

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