Cronaca

Nuovo ospedale, Cucinella:
"Parte della vita della città"

L'estratto di un'intervista all'architetto vincitore del bando per realizzare il nuovo ospedale di Cremona che sarà pubblicata su Mondo Padano il prossimo 10 novembre

L'architetto Cucinella

Di seguito pubblichiamo l’anticipazione di un’ampia intervista all’architetto Mario Cucinella, vincitore del bando per la progettazione del nuovo ospedale di Cremona, che sarà pubblicata sul settimanale Mondo Padano il prossimo 10 novembre.

Un progetto e un bando che faranno scuola in Italia. Perché arriverà a concentrare in un unico spazio esigenze differenti. A cominciare dalla necessità di adeguare strutture che risentono dell’invecchiamento alla crescita e alla modernizzazione di cure sempre più tecnologiche. Strutture pronte a gestire eventuali emergenze (come il Covid dovrebbe averci insegnato). Ma a questo compito primario – adeguamento delle strutture, efficientamento energetico e qualità delle cure – si unisce anche una qualità degli spazi, con una riscoperta  di un’architettura di qualità e del design che devono tornare protagonisti. Perché essere accolti in un luogo bello, non ostile, rappresenta un fattore fondante di un certo benessere psico-fisico.

Sia per chi va a curarsi “ma anche per chi in quel luogo ci lavora: il personale è stato sottoposto negli ultimi tempi a un grande stress mentre ha bisogno di trovare anche spazi di pace e servizi”. Così l’ospedale del futuro secondo Mario Cucinella, architetto, designer e accademico, che si è aggiudicato il bando del nuovo ospedale di Cremona. “Dobbiamo tornare a un’idea di ospedale che sia parte della vita della città – dice – e non solo un luogo di cura”. La linea di contatto “sarà il grande parco: l’area verde dell’ospedale che confina con le campagne cremonesi, dove le persone potranno sostare. Per tutte queste caratteristiche – dice – Cremona ha fatto una scelta importante, una scelta di qualità, che farà scuola in Italia”.

Architetto Cucinella, tra le linee guida è evidenziata la flessibilità della struttura. Come si può tradurre in architettura questa esigenza?

“Gli edifici dovranno essere in grado di trasformarsi, dovranno avere margini di adattabilità in tempi rapidi, in caso di necessità. Pensi alle camere di degenza che per esempio dovranno avere la capacità di adattarsi alle intensità di cure. Dobbiamo inoltre considerare un’altra esigenza e che riguarda, invece, la velocità delle cure: il periodo di ospedalizzazione si riduce sempre di più a fronte di tanti ambulatori, day hospital, tanta diagnostica, tanta tecnologia. Tutta l’area tridimensionale della diagnostica richiede nuovi spazi, nuove competenze”.

Carla Parmigiani

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