Cronaca

Caso taxi, i genitori di Luca: "Da
quella notte non è più lo stesso"

In aula il confronto tra i due consulenti
cinematici della parte civile e della difesa

Carrera e il suo avvocato Paolo Bregalanti

“Ora, con l’aiuto dei medici e della sua famiglia, Luca sta meglio: ha recuperato la memoria, riconosce persone e cose. Prima dell’incidente, però, era una persona mite, mentre ora è più reattivo, ha reazioni violente”. Così ha spiegato Nadia, la mamma di Luca Lombardo, il 28enne di Cremona rimasto ferito gravemente la notte del 25 dicembre 2021 in via Mantova dopo essere caduto dal taxi in corsa.

Alla guida del mezzo c’era Giovanni Carrera, 70 anni, arrestato nel febbraio dell’anno scorso con le accuse di sequestro di persona e lesioni colpose gravissime. Oggi, nell’ultima udienza prima delle conclusioni, hanno testimoniato i genitori di Luca, Nina e Nadia, che a processo sono parte civile.

Luca Lombardo in primo piano. Alle sue spalle, i suoi genitori

Quella sera, dopo essere stati al ristorante Chiave di Bacco di piazza Marconi, Luca e le sue due amiche Alessia e Ramona erano saliti sul taxi van dell’imputato che li aveva portati davanti all’hotel B&B di via Mantova. La corsa costava 20 euro, ma i ragazzi avevano solo una banconota da 10. Da lì era nata una discussione con Carrera che era ripartito con a bordo il solo Luca, poi finito fuori dal taxi, disteso in mezzo alla strada, gravemente ferito.

“Siamo stati chiamati alle 5,30 del mattino da Alessia”, ha raccontato mamma Nadia, accorsa immediatamente in ospedale dove il figlio era stato ricoverato dopo la caduta. “Luca era vigile, non parlava ed era agitato. A causa del trauma cranico riportato, era stato trasferito in terapia intensiva in coma farmacologico. Non parlava, non riconosceva le persone. Due dottoresse ci hanno detto che si trovava in pericolo di vita, o che avrebbe potuto rimanere paraplegico. Poi fortunatamente è migliorato: il 31 dicembre lo hanno estubato, ma non parlava correttamente, non ci riconosceva, non sapeva il significato delle parole, voleva scappare ed era anche violento. Quando lo hanno dimesso, aveva attacchi di panico e incubi notturni”.

“Luca è diventato reattivo”, ha detto a sua volta papà Nino, titolare di una officina meccanica. “E per questo ha avuto problemi sul lavoro. Mio figlio gestiva due distributori di benzina, e sia prima dell’incidente che dopo mi sono dovuto far carico io del suo lavoro”.

Oggi in aula sono stati sentiti anche i consulenti cinematici della parte civile e della difesa che hanno effettuato perizie sui luoghi, sul percorso del taxi, sulle velocità, sui tempi di percorrenza e sulla visione delle telecamere della zona.

L’ingegnere cremasco Massimo Fayer, l’esperto chiamato dalla parte civile, si è concentrato in modo particolare sul tratto centrale di 520 metri, quello ripreso dalla telecamera del supermercato Md fino a Porta Venezia, un percorso di 45 secondi tra la prima telecamera e di 59 dell’ultima. L’esperto ha parlato di “velocità non elevata da parte del taxi, ma sufficiente a creare i danni che poi si sono verificati”. All’altezza della curva, secondo Fayer, si sarebbe creata una “forza centrifuga tale da mettere in una condizione inattesa il passeggero, facendolo fuoriuscire dal mezzo”. In più, Luca “era senza cintura, aveva la portiera aperta, i sedili poco avvolgenti e senza braccioli o maniglie per potersi trattenere”.

Diversa la conclusione a cui è invece arrivato l’ingegner Davide Manfredi, per la difesa di Carrera.  “Se l’imputato”, ha spiegato l’esperto, “avesse avuto un’andatura zigzagante, il passeggero non avrebbe potuto cadere in quel punto”. Secondo il consulente, sarebbe stato difficile, con quelle modalità, cadere dal taxi. Per la difesa, Luca si sarebbe lanciato dal mezzo.

A portare all’arresto di Carrera, con alle spalle alcuni precedenti di polizia come lesioni, ingiurie, minacce o liti con i colleghi, era stata l’intercettazione shock di una telefonata nel corso della quale l’uomo si era detto sollevato dal fatto che la giovane vittima, viste le sue gravi condizioni, non fosse in grado di ricordare e dunque fornire la sua versione dei fatti. “Il pm”, così si era espresso il tassista al telefono, “mi ha detto che il ragazzo è a casa, ma non ci sta con la testa. Bene, così non può raccontare la sua versione. È una cosa positiva”.

Nel processo, la famiglia Lombardo è assistita dagli avvocati Fabio Sbravati e Alberto Gnocchi. Luca chiede i danni nel penale solo per il sequestro di persona, mentre per l’altro reato, quello delle lesioni patite, intenterà la causa civile.

Nella prossima udienza, fissata al 7 febbraio del 2025, l’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Bregalanti, rilascerà dichiarazioni spontanee. Per quella data sono previste le conclusioni delle parti e la sentenza.

Sara Pizzorni

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