Economia

Indagine metalmeccanici Cisl: più
dello stipendio conta l'ambiente

Illustrati questa mattina a Viadana, nella sede dello Ial Cisl, i risultati dell’indagine – questionario sui fabbisogni dei metalmeccanici condotta dalla sede regionale della Fim Cisl, con un focus specifico sulla situazione cremonese e mantovana. “White and blue Collar”, questo il nome del progetto finalizzato a meglio comprendere i bisogni di operai e impiegati metalmeccanici.

Sono intervenuti Roberta Roncone, segretaria Fim Cisl Lombardia, Monica Tonghini, segretaria Fim Cisl Asse del Po e Giovanna Gaudenzi segretaria Fim Cisl Cremona.

Secondo quanto emerso dalla raccolta e dall’analisi di questi questionari è emerso che le lavoratrici ed i lavoratori non considerino lo stipendio non unico metro di valutazione nella scelta del lavoro e della Azienda. Ritengono che per rendere un lavoro soddisfacente servono un ambiente di lavoro in cui ci siano buone relazioni, una buona remunerazione e un soddisfacente equilibrio tra lavoro e tempo libero e prospettive di crescita professionale.

I questionari raccolti in tutta la Lombardia sono stati 1.603, di cui 240 sono impiegati che lavorano nelle province di Cremona-Mantova (65% a Cremona, 35% a Mantova aziende medio piccole) 155 uomini e 76 donne. L’età media si attesta su 44 anni e si tratta di assunti a tempo indeterminato.

A differenza della rilevazione a livello regionale, sul nostro territorio l’ambiente di lavoro (64%) è al primo posto per rendere un lavoro soddisfacente e solo al secondo posto la remunerazione (63%). Avere un equilibrio tra tempo libero e lavoro è risultato al terzo posto con una percentuale del 49% ed è una esigenza che si fa sempre più sentire nel mondo del lavoro.

Al quarto posto si attesta l’esigenza di una crescita professionale o meglio il bisogno di avere nel lavoro la possibilità di crescere professionalmente. Essere riconosciuto per il contributo apportato al lavoro e l’esigenza di avere stabilità lavorativa si attesta al 24%.

Si differenzia la percentuale tra livello regionale e territoriale la possibilità di fruire dello smart working: nei nostri territori la percentuale è inferiore rispetto al livello regionale, anche se ne esprimono un giudizio positivo perchè migliora l’ efficacia del proprio lavoro con minor interruzioni e con beneficio sulla propria condizione psicofisica dovuta alla minor frequenza degli spostamenti.

Il 78% degli intervistati sarebbero interessati a lavorare un giorno in meno alla settimana, dando così riscontro alla proposta della settimana corta proposta dalla Fim Cisl.

I risultati mostrano uno spaccato molto interessante e rivelano un mondo del lavoro in continua evoluzione e emerge una forte esigenza e necessità di lavorare bene ed in un ambiente che esprima relazioni positive.

Sempre per gli intervistati, le tre principali cause che porterebbero a cambiare lavoro sono la mancanza di valorizzazione (42%), la retribuzione inadeguata (40%) e le poche possibilità di crescita professionale (36%) e qui emerge anche un bisogno generale di formazione professionale di qualità che accresca la professionalità nella propria attività lavorativa e che anticipi i veloci cambiamenti e le transizioni che coinvolgono il settore metalmeccanico. Infatti 8 persone su 10 reputano che il proprio lavoro cambierà nei prossimi anni e attribuiscono alla formazione un ruolo cruciale di protezione dell’occupazione. Dall’ analisi risulta che negli ultimi 3 anni 1 lavoratore su 4 non ha svolto nemmeno un corso di formazione in azienda.

Gli intervistati – quando si parla di gender gap e discriminazioni – hanno rilevato che le donne a parità di mansione hanno un salario inferiore rispetto agli uomini (31%) ma soprattutto il 35% pensa che le donne rispetto agli uomini devono impegnarsi e dimostrare di più.

Espresso anche il desiderio, in aggiunta alle retribuzione, di un welfare che sostenga le esigenze famigliari, che sia di supporto allo studio e agevoli i permessi aggiuntivi per i genitori.

Tra le persone intervistate 9 su 10 lavorano in una azienda che ha contrattazione aziendale ma purtroppo solo 2 su 10 ritiene che questa risponda totalmente alle loro esigenze.

“Questo dimostra – è la conclusione della nostra indagine – quanto sia realmente importante e di supporto al lavoro che facciamo, stimolandoci ad arricchire la contrattazione di primo e di secondo livello inserendo risposte concreta ai bisogni ai desideri e alle esigenze che ci sono state segnalate, per rendere il più possibile inclusivo il nostro lavoro sindacale. gb

 

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