Cronaca

Estorsione e violenza. Ex vigilante
condannato a 4 anni e 6 mesi

Si era scusato del suo gesto inviando una lettera alla procura, ma non ha ancora chiesto scusa alla sua vittima. “Il mio cliente è disponibile anche a scusarsi con lei, ha sempre riconosciuto le sue responsabilità”, ha dichiarato l’avvocato Walter Ventura, legale di Pietro, 54 anni, di Soncino, l’ex vigilante arrestato il 21 settembre dell’anno scorso per estorsione, violenza sessuale e violenza privata nei confronti di una 30enne cremonese. Da lei aveva preteso soldi e sesso per non denunciarla per un tentato furto di una piastra per capelli commesso al centro commerciale CremonaPo dove lui era guardia giurata.

L’avvocato Ventura

Oggi l’uomo, processato con il rito abbreviato, è stato condannato dal giudice per l’udienza preliminare ad una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione, 6 mesi in più di quanto chiesto dal pm Davide Rocco. L’uomo, incensurato, è stato condannato a risarcire la parte civile, rappresentata dall’avvocato Michela Soldi, con una provvisionale di 5.000 euro. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.

Oggi Pietro, che resta agli arresti domiciliari, ha comunque la possibilità di recarsi al lavoro (lavora in una piadineria tre ore al giorno). La parte civile aveva chiesto un risarcimento complessivo di 50.000 euro con una provvisionale di 10.000 euro. L’ex vigilante sta già risarcendo i danni, ma per questo si farà una causa civile.

“La mia assistita”, ha detto l’avvocato Soldi, “sta facendo un percorso sia dallo psicologo che dallo psichiatra. Quei giorni hanno cambiato la sua vita per sempre. E’ stata proiettata in un vero e proprio incubo: ha avuto problemi con il fidanzato, si è chiusa in se stessa, ha perso autostima, e ha continui flashback di quel fatto, così violento e pesante, che le è entrato nella psiche”.

L’avvocato Soldi

Nel centro commerciale, a fine agosto del 2022, la 30enne era stata sorpresa a rubare una piastra per capelli del valore di 50 euro. Lei aveva ammesso il furto e si era resa disponibile a pagare il prodotto, ma nei giorni seguenti la guardia giurata, che aveva tenuto copia del suo documento con il suo numero di telefono, l’aveva perseguitata dicendole che non l’avrebbe denunciata se lo avesse pagato in denaro e prestazioni sessuali.

A metà settembre i due si erano incontrati alla periferia di Cremona, in auto in un luogo appartato: lui le aveva preso il telefono e gliel’aveva spento, poi le aveva detto che aveva fatto dei viaggi per spiegare ai suoi capi la vicenda del furto e che quindi voleva un rimborso di 150 euro. In più, lei avrebbe dovuto fare tutto ciò che lui le chiedeva, rapporti sessuali compresi.

Alcuni giorni dopo era tornato alla carica. Al telefono le aveva detto che doveva essergli grata per quanto fatto per lei e che voleva un nuovo incontro. Appuntamento il 21 settembre in un luogo isolato fuori città. La giovane, sapendo che l’uomo le avrebbe fatto spegnere il cellulare, aveva nascosto un secondo telefono sotto uno dei sedili in modo da poter registrare le conversazioni. Quando la guardia giurata era salita sull’auto della ragazza, le aveva preso il cellullare e lo aveva spento, ma il secondo apparecchio stava registrando tutto. In quel momento il 54enne le aveva chiesto 50 euro e un rapporto sessuale. La 30enne aveva consegnato il denaro, ma alla richiesta di prestazione sessuale era scesa dall’auto.

All’appuntamento, nascosti, c’erano anche i carabinieri. L’uomo, vistosi braccato, aveva lasciato cadere la banconota da 50 euro nel vano portaoggetti del veicolo credendo di non essere visto, ma era stato intercettato e bloccato mentre scendeva dal mezzo. Era quindi finito in arresto.

Sara Pizzorni

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