Cronaca

Prime visite a Bosco Mainardi,
tra storia e natura

La natura si è riappropriata di un luogo storico nei due ettari di Bosco Mainardi, in via Zocco  di fianco a Cremona Solidale, dove sabato 14 ottobre è stata svelata la lapide che ricorda le venti vittime del bombardamento del 15 dicembre 1944, finora ignote.

Ad aprire la cerimonia è stata Uliana Garoli, presidente di Fondazione Città di Cremona, l’ente proprietario dell’attigua cascina Zocco, del complesso del Centro Geriatrico e di questo bosco che un tempo era un giardino. “Eravamo partiti con l’idea di valorizzare il bosco e l’avevamo fatto con l’aiuto di Riccardo Groppali; poi ci è venuta la curiosità storica di ricostruire quanto era avvenuto in questo luogo. Abbiamo così voluto togliere dall’oblio le persone che qui persero la vita in modo da recuperare oltre al bosco, una pagina della nostra storia. La targa che inauguriamo oggi, consentirà a tutti coloro che verranno a fare una passeggiata nel bosco, che vogliamo comunque preservare, di potere anche riflettere su quanto accadde qui 80 anni fa e onorare le vittime in questo luogo particolarmente importante anche perchè inserito nel contesto di Cremona Solidale, logo dove ci si prende cura delle persone”.

Garoli ha poi letto uno ad uno i venti nomi incisi sulla lapide e le loro età: 74 anni il più anziano, Giuseppe Farina nato a Olmeneta; il più piccolo era Giancarlo Ceretti, nato appena 23 giorni prima.

Proprio sui bambini caduti – tre quelli tra gli zero e i 7 anni – si è soffermato il sindaco Gianluca  Galimberti, chiedendo loro scusa: “Cercheremo di costruire un mondo diverso per quello che compete a ognuno di noi; noi non siamo i grandi della terra, ma l’odio è una cosa terribile che passa nelle vene della storia e anche nei nostri cuori, dipende da noi decidere se farlo passare o no. Ci sono odi che portano a morti e distruzioni, ma anche odi che portano a parole sbagliate, a gesti di violenza. Quello che possiamo fare, carissimi Fiorindo, Romano e Giancarlo, è fare un po’ di più rispetto a quello che le nostre vite tutto sommato agiate ci hanno consentito  di fare”.

E per rendere più attuale il messaggio: “Potremmo dire ai bambini che vivono nella nostra comunità che sono preziosi qualunque sia la loro origine e i loro colore. Lo dobbiamo a questi tre bambini, è una responsabilità che ci pensa come un macigno, ma dobbiamo  sforzarci di sentirla. Siamo in un luogo in cui la natura ci racconta la bellezza della vita e in cui le fragilità dei nostri anziani sono accompagnate dalla cura di chi sta insieme a loro”.

Il parroco di san Bernardo, don Pietro Samarini, ha quindi letto un’invocazione alla pace nel mondo, accompagnata da una preghiera per il creato, prima della benedizione.

Quindi lo svelamento della lapide e la deposizione di una corona di fiori da parte degli altri tre sindaci intervenuti, Giuseppe Rossetti di Corte de’ Frati, Maurizio Morandi di Pieve San Giacomo, Giuseppe Bignardi di Persico Dosimo. Accanto a loro, Emilio Arcaini, presidente di Cremona Solidale e la direttrice sanitaria Simona Gentile: per l’amministrazione comunale erano presenti il vicesindaco Andrea Virgilio e l’assessore alle Politiche Sociali Rosita Viola.

La storia di questi luoghi è stata recuperata attraverso l’esame di documenti d’archivio da cui lo storico Fabrizio Superti ha ricavato le note biografiche e le circostanze che portarono alla morte delle venti persone, poco dopo mezzogiorno del 15 dicembre del ’44. Nel parco sono ancora visibili i crateri lasciate dalle bombe, più di 100 quelle che furono sganciate dagli aerei Alleati che cercavano di colpire la vicina caserma. Ricostruiti anche i giorni successivi, quelli dello sgombero delle macerie e dei cadaveri, oltre che delle carcasse animali. A fine dicembre tutto era stato rimosso e da allora la vegetazione è cresciuta indisturbata per 80 anni. Sulla rivincita della natura nei confronti della guerra, seppure magra consolazione, si è soffermato nella sua visita guidata Riccardo Groppali, che con ricchezza di particolari ha descritto le principali essenze presenti nel giardino svelando parecchie curiosità.

Un parco che non può essere fruito liberamente, in quanto le piante, cresciute enormemente in altezza e ricoperte di edere, presentano alcuni rischi. La rinascita di questo luogo è solo agli inizi, come molto c’è ancora da scoprire dagli studi che seguiranno su quelle terribili giornate di metà dicembre nel quartiere. gbiagi

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