Cronaca

Guerra in Israele, Tricarico:
"Ancora non definita la strategia"

Il generale, ex Capo di stato maggiore dell'aeronautica, intervistato da Cremona 1

Occhi puntati su quanto sta avvenendo in Israele e nella striscia di Gaza. Questa mattina se ne è occupata anche la trasmissione di Cremona1 “Di primo mattino”, intervistando in collegamento il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di stato maggiore dell’aeronautica.

“Per capire quale sarà la strategia di Israele – ha detto rispondendo alle domande dei conduttori Simone Bacchetta e Michela Cotelli   –  c’è da capire chi la deciderà. Come si sa il Gabinetto del primo ministro è ancora da costituire. Se rimanesse nell’attuale composizione, quindi con anche le ali estreme, ci sarebbe un tipo di soluzione probabilmente inaccettabile; se invece dovesse essere integrato l’ex ministro della Difesa si potrebbe cominciare a pensare a una soluzione più ragionevole. E’ da lì che dovranno uscire le successive mosse di Israele”.

E quanto agli ostaggi in mano ad Hamas: “Storicamente per gli israeliani la vita di un singolo cittadino ha un valore inestimabile, non è neanche da considerare che perda la vita e questo innesca un discorso di fondo che è ancora tutto da vedere”.

Che cosa è successo alla Difesa israeliana? “In quello che è successo, e che si chiedono tutti a cominciare dagli israeliani, hanno giocato sicuramente le divisioni del Paese, che viene da 38 giornate di mobilitazione, questo è un elemento, ma non così profondo da giustificare questa debacle. Quello che penso, basandomi solo sulla mia esperienza nel settore, è che gli israeliani abbiano continuato a sottovalutare quello che sta loro di fronte. Assurdo, nella loro valutazione, che potesse succedere qualcosa di quel genere e questo ha fatto tenere loro la guardia bassa. E poi è successo di sabato, c’è stata un’istruttoria molto precisa di Hamas che è riuscita a calcolare il momento e il posto giusto. Ma secondo me ha giocato un ruolo determinante la sottostima, Israele era abituato ad essere colpito dalle pietre o poco più di questo, invece abbiamo visto una strategia degna delle maggiori potenze militari”.

C’è poi il problema del diffondersi del contagio bellico: “Gli altri Paesi sono polveriere; si vedono scaramucce sia da Libano che dalla  Siria; la concertazione internazionale dovrebbe irrobustirsi e mantenere viva la determinazione a confrontarsi su Israele con lo scopo primario di circoscrivere geograficamente questa situazione. Poi però sarà il solo Israele ad assumere la decsione nei riguardi di Hamas, è sempre stato così storicamente”.

Timori per la sorte  dei palestinesi che non aderiscono ad Hamas: “C’è da augurarsi che si tuteli per quanto possibile la vita dei civili. Sappiamo che Hamas ha un radicamento forte in parte della popolazione palestinese, ma un’altra parte, circa la metà, non decide oppure per paura non si esprime. Tutti questi dovrebbero avere la possibilità di lasciare la striscia di Gaza e sarebbe opportuno che Israele acconsentisse ad aprire nuovi varchi”.

 

 

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