Cronaca

Truffa milionaria in banca. In
Appello 6 anni a ex funzionaria

Il tribunale di Brescia

Dopo tre anni dal processo di primo grado, è arrivata la sentenza d’Appello per Daniela Zignani, di Pizzighettone, ex responsabile della filiale di San Bassano del Credito Padano, accusata di truffa aggravata dal danno di rilevante entità e per aver abusato del rapporto di lavoro con la banca. Essendo prescritti alcuni episodi di truffa, i giudici della Corte d’Appello di Brescia, seppur confermando l’impianto accusatorio, hanno ridotto la pena, condannando l’imputata a sei anni di reclusione, e confermando i risarcimenti disposti nel giudizio di primo grado.

Gli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari

A Cremona, il 2 novembre del 2020, il giudice aveva inflitto alla Zignani 10 anni, un mese e venti giorni di reclusione e una multa di 4.660 euro, oltre al risarcimento dei clienti e della filiale di San Bassano del Credito Padano: per la banca era stata disposta una provvisionale di 203.000 euro. Nei confronti dell’imputata, il giudice di primo grado aveva anche ordinato la confisca di 426.377, 34 euro dal suo conto corrente. In tutto le parti civili erano 54, compresa la banca, rappresentate dagli avvocati Gian Pietro e Monica Gennari. Per 19 clienti il reato era già stato dichiarato estinto per intervenuta prescrizione.

Dal 2003 al 2017 la Zignani aveva effettuato operazioni sospette ai danni di clienti della filiale di San Bassano, come titoli trasferiti e venduti all’insaputa delle vittime e polizze assicurative incassate da soggetti diversi dai contraenti. Complessivamente la somma sottratta era stata quantificata in due milioni di euro.

A presentare denuncia in procura, nel marzo del 2017, era stato il presidente dell’istituto di credito Antonio Davò. I casi individuati erano stati portati alla luce dai controlli interni effettuati dalla banca nel febbraio del 2017. Si trattava di singole operazioni anomale, di media entità (tra i diecimila ed i venticinquemila euro), legate al trasferimento di titoli ed alla movimentazione di polizze assicurative effettuate dalla ex responsabile della filiale all’insaputa dei clienti, distraendo fondi per circa due milioni di euro. Tra i movimenti sospetti, anche alcune polizze assicurative stipulate da ospiti di una casa di riposo. Gli importi erano stati riscattati e trasferiti su conti intestati a persone diverse da coloro che le avevano sottoscritte.

Secondo l’accusa, la Zignani, per impossessarsi delle somme di denaro dei clienti, aveva utilizzato “abusivamente moduli firmati in bianco o falsificando le firme degli interessati, trasferendo titoli e polizze vita intestati alle persone offese su dossier e conti correnti di suoi familiari, facendo poi confluire al proprio patrimonio, mediante bonifici e prelevamenti in contanti, le somme derivanti dalla liquidazione dei titoli e delle polizze”. “Indipendentemente dal trasferimento e dalla liquidazione di titoli e polizze” aveva poi “addebitato bonifici bancari sui conti correnti delle persone offese, facendo confluire, direttamente o mediante più giroconti, su conti correnti propri e di suoi familiari le somme sottratte”.

A scoprire gli ammanchi erano stati gli ispettori del Credito Padano incaricati di eseguire controlli periodici sulle attività delle varie filiali. A quel punto la banca, dopo aver effettuato i necessari approfondimenti, aveva contattato i clienti interessati per procedere al rimborso delle somme sottratte e aveva sporto denuncia contro l’ex titolare della filiale che nel frattempo era stata sollevata dal proprio incarico.

“La Zignani, scriveva il giudice di primo grado nella motivazione, “ha indotto in errore persone anziane, vulnerabili e prive di qualsiasi competenza economico finanziaria che avevano riposto completamente in lei la loro fiducia. L’imputata, invece, specialmente in concomitanza con momenti di criticità delle persone offese, quali lutti, malattie o situazioni di difficoltà personale, tali da ridurre ulteriormente la loro attenzione sull’andamento degli investimenti, ha tradito la fiducia  dei clienti, compiendo operazioni spregiudicate in violazione delle più elementari norme di correttezza nell’attività bancaria. Le truffe commesse hanno turbato sia l’intera comunità di San Bassano, che da quasi vent’anni vedeva nella direttrice un punto di riferimento per le attività economiche locali, sia l’intera struttura del Credito Padano, che mai, nella sua storia, aveva visto verificarsi simili episodi”.

Sara Pizzorni

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