Cronaca

Finarvedi esempio virtuoso
al Futura Expo di Brescia

Impresa, economia, ma anche ecologia e ambiente. Il tema di Futura Expo, organizzato a Brescia da domenica a martedì non poteva prescindere dal ruolo dell’Unione Europea. Per questo è stato invitato il commissario Paolo Gentiloni, il quale ha spiegato come il dibattito sulla transizione non vi sia più ormai da anni, perché tutti hanno capito che questa è l’unica via. 
Lo stesso Gentiloni si è però chiesto se l’Italia e i singoli Stati siano pronti a sfruttare al meglio i 70 miliardi messi a disposizione dalla Next Generation, che in Italia si traduce nel PNRR, e soprattutto cosa si potrà fare quando queste risorse, nel 2026, andranno ad esaurirsi. 
Intervistato dal giornalista del Corriere della Sera Paolo Valentino, Gentiloni è stato uno dei relatori assieme a Mario Arvedi Caldonazzo, Ceo di Finarvedi, a Ermete Realacci, presidente di Symbola e anima dell’ambientalismo in Italia, e ancora a Gregorio De Felice di Intesa San Paolo. “Quando l’Europa ha iniziato a parlare di Green Deal e di transizione ecologica – ha ricordato Gentiloni – era il dicembre 2019. Da lì sono seguiti quattro choc: la crisi economica, il Covid, la crisi energetica e l’intelligenza artificiale, senza dimenticare la guerra in Ucraina. Quel che conta è essere ambiziosi e prendere parte a questa corsa, perché non ci sono alternative e scendere dal treno della transizione ecologica significa posizionare l’Europa in un ritardo irrimediabile verso Stati Uniti e altre potenze economiche. Fondamentale è anche creare un consenso politico e sociale su questi temi: mi piacerebbe che la transizione ecologica fosse uno dei cardini della prossima campagna elettorale per le elezioni europee, perché se i cittadini non ne capiscono l’importanza, il Green Deal finisce nel vuoto”. 
De Felice ha ricordato come la burocrazia sui tanti passaggi richiesti anche dall’Europa non stia spaventando gli investitori che invece guardano a titoli e obbligazioni su transizione e sostenibilità con sempre maggiore interesse. Arvedi Caldonazzo ha ricordato che la decarbonizzazione doveva essere raggiunta entro il 2033 e l’acciaieria Arvedi è stata la prima al mondo a ottenerla. “Questo nonostante quattro promesse al momento non mantenute – ha detto il Ceo di Finarvedi -. La finanza pubblico a sostegno, alla quale è difficilissimo accedere; la tassazione non ancora applicata sulle merci extra europee di aziende che non hanno seguito il processo di decarbonizzazione; l’energia, ora a costi folli; e le agevolazioni ancora lontane sulle materie prime strategiche”. Da qui l’invito a creare un asse tra Europa e Stati Uniti che proprio il prossimo 20 ottobre potrebbe essere sancito, per un accordo che crei comunione di intenti tra questi due macro blocchi economici. 
Realacci, in chiusura, ha plaudito alla scelta di Finarvedi, spiegando che dovrebbe essere pubblicizzata di più dal mondo politico italiano anche perché – dati alla mano – chi investe in fonti rinnovabili, risparmio energetico e innovazione, statisticamente, sta andando molto meglio, esporta di più e produce più posti di lavoro.  Giovanni Gardani 

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