Cronaca

"Nessun padre padrone, ma genitore
severo. Mai violenze in famiglia"

Sostiene di non essere un “padre padrone”, ma solo un padre severo che per la sua famiglia ha fatto tanti sacrifici. Non voglio che mia figlia 17enne torni tardi la sera. “L’ho sgridata, ma non l’ho mai picchiata. In 18 anni di matrimonio non ho alzato un dito nemmeno contro mia moglie. Il fatto è che è troppo gelosa”. Così si è difeso davanti ai giudici un papà di 44 anni finito a processo per maltrattamenti e lesioni personali aggravate contro la moglie e una delle sue tre figlie, tutte minorenni.

L’avvocato Buondonno

Secondo l’accusa, dal 2007, l’uomo, con “abituali e sistematiche” violenze fisiche e psicologiche, quasi sempre dopo aver abusato di alcol e alla presenza delle figlie di 13 e 11 anni, avrebbe maltrattato la propria moglie e anche la figlia più grande di 17 anni. “Stai attenta, che tra pochi anni comincio anche con te”, le avrebbe detto. La moglie, invece, sarebbe stata insultata, denigrata e svilita sia come donna che come persona. “Non vali nulla, a comandare sono io, devi stare zitta e davanti a me devi abbassare la testa, qui si fa come dico io e basta”. L’imputato l’avrebbe minacciata anche di morte: “Vedrai cosa vi combino io, se provi a denunciarmi ti ammazzo”. Arrabbiandosi di fronte ai rifiuti della moglie, l’avrebbe anche indotta ad avere rapporti sessuali con lui”.

Frequentemente l’avrebbe percossa con violenza con sberle, pugni sulla testa, strattonandola, prendendola per il collo e per i capelli e sputandole in volto. Tutti episodi a seguito dei quali la donna, pur riportando segni e lividi, non si era mai fatta visitare. In ospedale, sottoposta ad un intervento, ci era però finita nel 2014, quando il marito l’avrebbe strattonata con tale violenza da farle ruotare entrambe le ginocchia e causandole la lesione di entrambi i menischi. “Le si gonfiavano le gambe”, ha spiegato il marito. Io non c’entro”.

In un’altra occasione, la vittima, sebbene avesse da poco subito un intervento all’addome, durante una lite sarebbe stata percossa fino a farle saltare i punti. “Non sono stato io a farle saltare i punti. Sono stato io a portarla in ospedale”, si è giustificato l’imputato. “E’ successo per colpa della troppa fatica, perchè mia moglie, che fa la badante, nonostante l’operazione ha continuato a lavorare lo stesso.

Secondo l’accusa, ad agosto 2020, mentre i due coniugi erano in viaggio di notte con le due figlie più piccole, lui, a causa di un diverbio avuto durante la giornata, si sarebbe improvvisamente fermato in una piazzola e dopo aver svegliato la moglie e fatta scendere a forza dalla macchina, l’avrebbe colpita alla testa e alla pancia con diversi pugni, facendola quasi svenire. “Non è vero”, ha spiegato il 44enne. “Quel giorno eravamo stati al mare e quando io e mia figlia più piccola stavamo facendo il bagno mi si è avvicinata una signora che voleva che sua figlia giocasse con la mia. E intanto abbiamo chiacchierato. Mia moglie ci ha visti e siccome è molto gelosa si è arrabbiata. Per questo c’è stata la discussione, ma io non ho mai alzato le mani su di lei. Ci sono stati alti e bassi, liti, ma non l’ho mai picchiata”.

Un’altra delle contestazioni contenuta nell’imputazione riguarda un episodio accaduto il 18 luglio del 2021, quando l’imputato, per l’accusa completamente ubriaco, dopo aver fatto scendere dall’auto la figlia, l’avrebbe presa per il braccio, stringendoglielo forte, trascinandola in mezzo ad un piazzale in zona Po. Quindi l’avrebbe presa per il collo, spingendola contro la macchina, urlandole: “Voi donne siete tutte uguali”, colpendola ancora, una volta risaliti sul mezzo, con pugni al braccio sinistro. Anche questo episodio è stato negato dal 44enne, che ha spiegato di essere andato in viale Po a prendere la figlia appena uscita da un locale. “L’ho sgridata perchè era tardi e perchè non volevo che la sua amica si fermasse a dormire a casa nostra. Ma non l’ho picchiata”.

L’imputato e la moglie avevano poi divorziato, successivamente si erano riconciliati ed erano tornati a vivere insieme, ma la convivenza era durata qualche mese, fino alla separazione definitiva. Le figlie ora vivono con la mamma.

Il papà è assistito dall’avvocato Raffaella Buondonno. Si torna in aula il prossimo 6 febbraio per sentire i testimoni della difesa.

Sara Pizzorni

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