Morì nella Rsa. Per 4 volte
aveva già cercato di uscire
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Parola ai consulenti, oggi, nel processo contro Giuseppe De Ranieri, direttore sanitario della Casa di Riposo Busi di Casalmaggiore, difeso dall’avvocato Giovanni Benedini, Hugo Jesus Martinelli, all’epoca medico di reparto, e della coordinatrice infermieristica Colombi, accusati della morte di Eugenia Baroni, 82enne di Martignana di Po, che il 2 agosto del 2020 cadde precipitando da una rampa di scale interna alla Rsa casalese.
L’accusa è omicidio colposo, in quanto l’82enne, ospitata al primo piano della struttura, si era mossa liberamente subìto dopo la colazione, riuscendo ad arrivare alla rampa di scale dalla quale era poi caduta, senza che nessuno del personale riuscisse a fermarla o la tenesse sotto controllo, come per procura sarebbe stato opportuno, viste le condizioni di salute dell’anziana, con un quadro clinico di degenerazione cognitiva, che deambulava a fatica e per mezzo di una carrozzina.
Secondo i consulenti del pm, “il rischio non è stato adeguatamente ponderato”. Si sarebbero dovute adottare terapie farmacologiche che avrebbero permesso di contenere la continua tendenza a vagare dell’anziana, che già dal 17 al 30 luglio del 2020 aveva cercato per quattro volte di uscire da quella porta d’emergenza, collocata in fondo al corridoio vicino alla stanza numero 28 che ospitava la Baroni. In quelle occasioni, dalle annotazioni del personale di assistenza e degli infermieri, l’anziana era stata descritta come “agitata e vociante”. Per varie volte la donna aveva tentato di superare le spondine laterali del letto e il 30 luglio era stata trovata vicino alle scale, intenzionata a scendere.
Per i consulenti del pm, avrebbero dovuto essere messi in atto anche una serie di ulteriori accorgimenti, come ad esempio collocarla in una stanza più lontana dalla porta d’emergenza. In realtà c’era già l’intenzione di spostare la Baroni in una stanza al piano di sotto, dove i pazienti erano maggiormente sorvegliati, ma si era in attesa delle firme dei familiari per l’autorizzazione. L’appuntamento stato fissato il 3 agosto, ma purtroppo il giorno prima era accaduta la tragedia. In ogni caso, per gli esperti del pm, la paziente avrebbe dovuto prendere dei farmaci per contenere questa sua “voglia di movimento” causata dalla sua patologia di decadimento cognitivo avanzato. Non così per il consulente della difesa, che ha giudicato “ineccepibile” la terapia farmacologica adottata dai medici.
In aula si è discusso anche del funzionamento della porta d’emergenza che al passaggio dell’anziana aveva attivato l’allarme. Ma quando il personale era intervenuto era già troppo tardi. “Il sistema di allarme”, ha spiegato l’ingegner Stefano Cerini, consulente della difesa, “era collocato sulla porta di sinistra”. L’esperto ha riferito che l’apertura della singola porta non sarebbe stata sufficiente per far passare tutta la carrozzina e che l’intera porta d’emergenza, all’arrivo dell’anziana, era appoggiata e non chiusa.
La famiglia della vittima non è parte civile in quanto già stata risarcita. Si torna in aula per i testimoni della difesa e per l’esame degli imputati il prossimo mercoledì.
Sara Pizzorni