Cronaca

Pugnalò la moglie dopo lite
per il gatto. Otto anni a Marino

Processato con rito abbreviato, è stato condannato a 8 anni di reclusione Carmelo Marino, 57 anni, originario di Messina, comparso davanti al gup Pierpaolo Beluzzi con l’accusa di tentato omicidio nei confronti della moglie Marina Viassone, 53 anni, casalinga originaria di Torino. Marino, addetto alle pulizie in una falegnameria di Alfianello, nel bresciano, aveva accoltellato la donna il 30 luglio dell’anno scorso nella loro abitazione di Ostiano di vicolo Facconi.

L’avvocato Maugeri

Per la vittima, parte civile attraverso l’avvocato Alessio Romanelli, disposta a titolo di risarcimento una provvisionale di 30.000 euro. Il resto da liquidarsi in un separato giudizio civile.  Marino percepisce 300 euro di pensione di invalidità civile. Per l’imputato, detenuto nel carcere di Cremona, il pm Chiara Treballi aveva chiesto una pena di dieci anni.

Tutto era partito da un violento litigio scoppiato a causa della sparizione di Sheila, una gattina di quattro mesi che la coppia, sposata dal 2017, aveva in casa. La donna aveva sospettato del marito perchè aveva già ucciso il gatto che avevano avuto prima di Sheila. Lei rivoleva la sua gatta e gli aveva chiesto spiegazioni, così era scoppiata una lite. Cinque i colpi sferrati in un repentino scatto d’ira: quattro in punti vitali all’addome e una meno profonda al collo. I carabinieri, chiamati la stessa sera dal 57enne, avevano trovato la donna sul letto in un lago di sangue. Il coltello, che era stato lavato, era stato rinvenuto nel lavandino della cucina.

La Viassone, che era stata per 13 giorni tra la vita e la morte, ora sta meglio e vive in una comunità.

“Prima mi ha accoltellato con un coltello con la punta arrotondata e con un seghetto, ma visto che non funzionava lo ha cambiato e ne ha preso uno appuntito”, aveva ricordato la vittima, che ha il ricordo del marito che le diceva: “Non riesco a bucarti”. La 53enne non ha mai voluto perdonare il marito nonostante le scuse accorate dell’uomo, che si è sempre detto pentito per l’accaduto. Per la Viassone, “troppo grave il gesto che ha compiuto per perdonarlo”.

L’avvocato Romanelli

“Il mio assistito”, ha detto l’avvocato difensore Santo Maugeri, “è disperato. Dopo il fatto è stato lui a chiamare i soccorsi e le forze dell’ordine, ha cercato di medicare la donna e ha ammesso da subito le sue responsabilità. Dal carcere ha spedito due lettere di scuse alla moglie a cui ancora dice di volere bene”.

La coppia, prima di tornare ad abitare nella loro casa di Ostiano, era stata ospite di una comunità di recupero di Gabbioneta. Lui ha dei precedenti di polizia per droga ed entrambi i coniugi avevano una dipendenza dall’alcol. Anche la sera della tragedia, la coppia aveva bevuto.

Nell’ordinanza, il gip aveva parlato di “brutale violenza” e di “cosciente volontà di porre in essere una condotta idonea a provocare, con certezza o alto grado di probabilità, la morte (e non semplicemente lesioni) della persona verso cui la condotta era diretta”. Nemmeno era stato possibile affermare, per il giudice, che l’uomo avesse agito in stato di incapacità di intendere e volere, visto che aveva mantenuto “un certo grado di lucidità ed aderenza alla realtà, allertando le forze dell’ordine e i sanitari”.

Sara Pizzorni

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