Cronaca

Inflazione in crescita, Badioni:
"Serve detassazione degli stipendi"

L’economia italiana quest’anno è cresciuta più di altri Paesi europei, ma oggi preoccupa il suo rallentamento. Occupazione e produzione mostrano, infatti, segni di fragilità. Lo evidenzia l’analisi congiunturale di Confcommercio relativa al mese di settembre. Ad agosto e settembre il Pil è in calo dello 0,1%, mentre prosegue il processo di rientro dell’inflazione (+5,3% su base annua). Ad agosto i consumi sono stati in calo dello 0,2% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Il rallentamento in atto maggior parte dei Paesi europei ha ormai coinvolto anche l’economia italiana, che aveva reagito meglio di altre ai danni causati dalla pandemia. Dopo un secondo trimestre 2023 negativo, infatti, anche le dinamiche dei mesi estivi sono state molto deboli. Su base mensile, si confermano in recupero l’automotive (+16,3%), i servizi ricreativi (+12,7%) e i trasporti aerei (+11,7%), mentre poco dinamici appare la domanda sul fronte di alberghi e pasti e consumazioni fuori casa (+0,3%). In negativo, di nuovo, si abbigliamento e calzature (-0,6%) e consumi di beni alimentari (-3%). L’Ufficio Studi Confcommercio stima che in due anni le famiglie italiane hanno cercato di sostenere i consumi intaccando la ricchezza finanziaria, con una perdita reale di 17.600 euro di potere d’acquisto. Per il presiedente di Confcommercio Provincia di Cremona, Andrea Badioni: “Serve un’operazione che confermi, anche per il prossimo anno, la riduzione del cuneo fiscale attraverso la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime. Sarebbe una boccata di ossigeno per le famiglie, in grado di rimettere in moto i consumi”.

 

Puntualizza Badioni: “Il governo si sta già muovendo per cercare di ridurre e rimodulare tutti quegli interventi fiscali che oggi gravano maggiormente sulle imprese e famiglie. Ridurre il carico fiscale permetterebbe una regolare crescita sociale prima ancora che economica mettendo le aziende in condizioni di crescita e competitività sui mercati facendo da volano ad un virtuosismo economico-sociale. Cresce l’azienda crescono le competitività e le professionalità. Lasciare più margini alle imprese significa dare la possibilità di reinvestire nella crescita e nel futuro di un territorio”. Per quanto concerne altre misure allo studio del mondo politico, il presidente di Confcommercio Provincia di Cremona, non ritiene che il Salario Minimo garantito sia la strada da percorrere per risolvere i numerosi problemi del marcato del lavoro: “Credo sia una proposta esclusivamente politica che non trova necessita d’intervento da parte degli organi sindacali, né dalla parte datoriale che dalla parte dei lavoratori. Oltretutto un’eventuale presa in considerazione di un salario minimo cancellerebbe tutte quelle contrattazioni bi o trilaterali che negli ultimi anni hanno garantito la crescita aziendale nella sua completezza. “Mi vengono in mente- puntualizza Badioni che è anche titolare di una impresa- tutte quelle opportunità legate ai progetti welfare o al riconoscimento dei bonus sulla crescita fatturato-professionalità. Ciò su cui servirà fare una riflessione sarà sulle dinamiche legate ai dumping contrattuali, i cosiddetti contratti “pirata”. Servirà scremare tutte quelle false rappresentanze sindacali ad affidare a chi è veramente rappresentativo del mondo del lavoro. Commercio, Artigianato, Industria, Turismo cancellando una parte enorme dei contratti (oggi circa 700) che non aggiungono valore morale alla società men che meno alla crescita aziendale.

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