Politica

Fusioni di comuni fallite
e riuscite: i precedenti

Il naufragio del tentativo di fusione tra i Comuni di Pieve d’Olmi e san Daniele Po, sancisce ancora una volta la scarsa fortuna che questi esperimenti di razionalizzazione delle comunità locali hanno in provincia di Cremona.  113 i comuni, la grande maggioranza dei quali sotto i 2000 abitanti.

Domenica i residenti di Pieve hanno sonoramente bocciato l’iniziativa del loro sindaco, spaventati dall’idea di dover contribuire a ripianare il dissesto finanziario dei vicini di casa. E sì che questa era un’unione ottimale almeno dal punto di vista demografico trattandosi di due comuni con la stessa consistenza di abitanti.

Nel Casalasco i due tentativi di fusione arrivati fino al referendum sono andati a buon fine: parliamo di Torre de’ Picenardi che ha inglobato Cà d’Andrea e di Piadena e Drizzona che hanno creato il comune di Piadena Drizzona, entrambi partiti ufficialmente il 1° gennaio 2019.
Quest’anno, invece, è saltato – ma prima del referendum – l’iter di fusione tra Gussola e Torricella del Pizzo, ancora inserite nell’Unione Terrae Fluminis. E qualcosa del genere era accaduto, con il no di Motta Baluffi per il tentativo di fusione tra Motta stessa, Scandolara Ravara e Cingia de’ Botti nel 2017.

Un altro precedente fallito è quello del mancato matrimonio tra Castelleone e Fiesco nel 2018: anche in quel caso si era andati al referendum, il comune più grande aveva superato il 90% di SI mentre nel più piccolo Fiesco il no aveva vinto con il 60% dei voti.

Guardando alla storia passata del cremonese, si contano le divisioni, più che le unioni: nel 1955 da Ripalta Cremasca si staccò Ripalta Guerina dando vita a un nuovo ente; e più indietro ancora, nel ’48, sul casalasco, il Comune di Palvareta visse una scissione che portò alla creazione di san Giovanni in Croce e Solarolo.

Non va molto meglio con le più semplici unioni dei Comuni, inizialmente promosse dal Governo affinchè entro 7 anni si arrivasse alla fusione, norma poi cambiata. Di recente si è vista la crisi tra Pozzaglio e Castelverde, con il primo che ha cercato di uscire dai patti, salvo poi rinunciarvi per le complicazioni burocratiche che ne sarebbero derivate.

Resta il fatto che il progressivo calo demografico renderà sempre più difficile la sopravvivenza dei comuni più piccoli. gbiagi

 

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