Cronaca

Piano del Verde, spunta una
"rete delle cascine" da valorizzare

Cremona non ha bisogno di "più" verde, hanno detto gli esperti ieri nella prima presentazione del Piano voluto dal Comune di Cremona, ma di verde ben distribuito e localizzato in modo razionale: in alcune zone le piante sono ad esempio troppo ravvicinate non possono sviluppare radici e chiome come dovrebbero, per questo dovrà essere fatta una razionalizzazione della vegetazione in modo da favorire la manutenzione.

La riunione della commssione congiunta territorio e Promozione della città

Tutela del verde già presente in città, ma anche riqualificazione e integrazione degli elementi del paesaggio impoverito dall’attività umana e da eventi meteo. Questo l’obiettivo del Piano del Verde, lo strumento di pianificazione commissionato dal Comune allo studio di architettura e paesaggio di Gianluca Ramo, che ieri pomeriggio ha presentato una sintesi del lavoro in sala Quadri, davanti alle commissioni congiunte Territorio e Promozione della Città.

La città è stata suddivisa in cinque ambiti all’interno dei quali il verde riveste funzioni e importanza diverse, dal centro storico all’ambito periurbano, fino ad arrivare alla campagna e golena, con una fascia  di transizione che favorisca il passaggio tra l’ambiente costruito e lo spazio agricolo.

Previsti due zone alberate attorno alla città: una che la circonda in corrispondenza della cerchia muraria, un’altra con funzione di cuscinetto attorno alla  tangenziale.

Interessante il discorso sulle cascine, parte integrante del paesaggio cremonese, per le quali viene auspicata la realizzazione di una rete che le valorizzi. Edifici spesso abbandonati, che meritano una riqualificazione anche dal punto di vista sociale.

Si ipotizza anche un ecomuseo delle acque per spiegare che parlare di natura a Cremona non significa solo pensare a Po e Morbasco ma esiste una rete idraulica sorta per esigenze agricole ma che ha acquisito un alto valore economico culturale e paesaggistico.

Cremona non ha bisogno di “più” verde, hanno detto gli esperti, ma di verde ben distribuito e localizzato in modo razionale: in alcune zone le piante sono ad esempio troppo ravvicinate non possono sviluppare radici e chiome come dovrebbero, per questo dovrà essere fatta una  razionalizzazione della vegetazione in modo da favorire la manutenzione.

Quindi non nuove piante a caso ma, ad esempio, potenziare i boschi filtro tra attività industriali e l’abitato.

“C’è tutta una parte a nord della città che è un ambito ancora rurale”, ha detto l’assessore al Verde Luca Zanacchi,  lanciando l’idea di recuperare la rete idrografica di quella zona e il patrimonio degli edifici rurali, annunciando anche l’ormai quasi definitiva stesura di un regolamento  per il verde che sarà incluso nel Piano e che conterrà le norme su manutenzione e tipologie di verde a seconda delle zone.

Si è andati più nel concreto con gli interventi dei consiglieri: Nolli (M5S) ha chiesto che ne sarà della manutenzione, ero punto critico nella gestione del Verde cittadino e ha posto il problema dei corrodi ecologici per la fauna selvatica; Burgazzi (FDI)  è tornato sul tema serre che ormai non sono più di competenza comunale ma sono state passate ad Aem (“chi controlla la salute degli alberi?); Ceraso (Viva Cremona) ha chiesto come si inserisce il Piano del Verde in relazione con altri strumenti di pianificazione urbanistica e cosa si intenda fare per viale Po. “Bene le rete delle cascine – ha detto Ceraso –  vedo una grossa criticità per mia esperienza personale, c’è grande abbandono degli edifici, chi compra è interessato alla terra e non alla costruzione”.

Quasi tutte domande che, ha concluso Zanacchi, “troveranno risposte nel regolamento. Lì saranno indicati anche gli indici di compensazione di Co2”. Quanto al censimento delle piante avviato da tempo, siamo arrivati a conteggiare 17mila alberi e non è ancora terminato. Prossimo passaggio del piano in Commissione con la votazione, e poi in Cosnglio Comunale.

Giuliana Biagi

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