Economia

Artigianato in drastico calo: in 10
anni perse il 21,4% delle imprese

Drastico calo degli artigiani in provincia di Cremona, dove negli ultimi 10 anni (2012-2022) sono passati da 12.859 a 10.110, registrando un -21,4%. Sono dunque 2.749 i professionisti che si sono persi per strada. A registrare l’andamento è un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui Cremona è al 20esimo posto tra le città italiane che hanno perso più artigiani. A livello nazionale il calo è del 17,4%.

Secondo lo studio, non solo i giovani sono sempre meno interessati a lavorare in questo settore, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto l’età anagrafica e/o maturato gli anni di contribuzione per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente.

Sono ormai ridotte al lumicino le botteghe artigiane che ospitano calzolai, corniciai, fabbri, falegnami, fotografi, lavasecco, orologiai, pellettieri, riparatori di elettrodomestici e Tv, sarti, tappezzieri, etc. Attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, che hanno contraddistinto la storia di molti quartieri, piazze e vie delle città, diventando dei punti di riferimento che davano una identità ai luoghi in cui operavano.

Dall’altro lato, i settori artigiani che stanno vivendo una fase di espansione sono quelli del benessere e dell’informatica. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media. Purtroppo, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico. 

Tra le cause del crollo, secondo la Cgia di Mestre, il forte aumento dell’età media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico. Il boom del costo degli affitti e delle tasse hanno spinto molti artigiani a gettare la spugna. I consumatori, inoltre, hanno cambiato il modo di fare gli acquisti. Da qualche decennio hanno sposato la cultura dell’usa e getta, preferiscono il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio.

Laura Bosio

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