Imbrattamenti allo Zaist, non
passa la linea politica. Condanna
Il 6 ottobre del 2019 in via Zaist apparirono delle scritte sui muri delle barriere antirumore. Per il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui sono finiti a processo in quattro, tutti fermati e identificati al momento del fatto. Ma solo uno, oggi, è stato condannato dal giudice, che ha inflitto a Gianluca Rossi, 33 anni, di Cremona, storico esponente dell’ex centro sociale Dordoni, una pena di 600 euro di multa. Gli altri tre imputati sono stati assolti in quanto “non punibili per la particolare tenuità del fatto”. Per tutti, il pm aveva chiesto una pena di 80 euro di multa ciascuno.
Il difensore, l’avvocato Sergio Pezzucchi, aveva invece chiesto l’assoluzione per tutti, riportando le motivazioni ad un contesto di iniziative nell’ambito di una campagna internazionale di difesa della popolazione civile curda che stava per essere bombardata dall’esercito turco. “Era un’azione”, ha spiegato il legale, “volta a cercare di mettere in allarme e a sensibilizzare l’opinione pubblica, sperando in un intervento che frenasse l’invasione turca”.
Uno degli imputati assolti è Leopoldo Odelli, un giovane cremonese che nel 2018 aveva vissuto per circa un anno al confine tra Siria e Turchia, arruolandosi nell’esercito curdo per combattere lo Stato Islamico. Un fronte, quello turco-siriano, che poi era tornato alla ribalta un anno dopo in seguito all’attacco sferrato dalla Turchia di Erdogan.
A processo, però, la difesa della motivazione politica alla base del gesto non è passata.
Sara Pizzorni