Ambiente

Stagni al posto di aree coltivate
Coldiretti boccia il piano Aipo

Dure critiche anche da Coldiretti al progetto di rinaturazione del Po presentato da Aipo. “Gli interventi proposti  – afferma l’associazione di categoria – sono il frutto di una progettazione ideologica fatta senza il coinvolgimento di chi custodisce e presidia il territorio, vale a dire di chi conosce i luoghi, la loro storia, le reali esigenze, lo stato attuale, frutto di profonde modifiche che il territorio ha vissuto nel corso degli anni.

Lo abbiamo denunciato sin dall’inizio, evidenziato nelle osservazioni al progetto e nuovamente lo ribadiamo: questo progetto di rinaturazione del fiume Po, così come ci viene proposto, o meglio imposto, rischia di infliggere una ferita profonda al nostro territorio, all’economia delle nostre terre, alla vita stessa che si è sviluppata nei secoli intorno al nostro grande fiume”.

Il punto di vista di Coldiretti è messo per iscritto nelle osservazioni presentate ad Aipo. Le ribadisce dopo aver preso parte alla conferenza dei servizi che stamattina ha riunito in collegamento online Aipo, Autorità di Bacino, il Ministero dell’agricoltura, le Regioni coinvolte dall’intervento (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna), i Carabinieri forestali, i Consorzi di Bonifica, Coldiretti a livello nazionale e territoriale, le Soprintendenze delle province coinvolte, vari Comuni, le Province di Mantova, Cremona e Pavia, varie realtà del tessuto agricolo e produttivo del territorio.

Intervenendo in Conferenza dei Servizi, Coldiretti ha “espresso e confermato un motivato dissenso”. “E’ un progetto di rinaturazione del Po in cui, come emerso anche in Conferenza dei servizi, l’agricoltura e la pioppicoltura non devono esserci. Non sono contemplate. A questo approccio ideologico non possiamo che essere fortemente contrari. Non possiamo condividere una rinaturazione che passi dall’eliminazione dell’uomo, della sua presenza, della sua azione” ha evidenziato Coldiretti aggiungendo che “se la scelta politica è: lungo il fiume Po l’agricoltura non deve esistere, allora Coldiretti non può che essere contraria”.

Nel suo intervento Coldiretti ha quindi citato un esempio, legato al progetto di rinaturazione: ha menzionato il caso di un’azienda di 150 ettari, che probabilmente dovrà chiudere a seguito dell’intervento, e la cui presenza sarà sostituita con degli stagni. Ha posto la domanda rispetto al futuro di queste aree dopo i fondi del Pnrr: “Oggi si tratta di zone agricole presidiate, custodite e curate, poi saranno in abbandono – ha evidenziato Coldiretti -. Durante la conferenza è stato affermato che la manutenzione di queste aree sarà di competenza delle Regioni e ad oggi non è stato valutato l’impatto economico per le Regioni stesse. Sosteniamo fermamente che nessuna Regione o Provincia dopo la fase del Pnrr avrà fondi da destinare alla gestione di stagni così come è indispensabile che vengano preservate le zone golenali, che nel malaugurato caso di rottura non sarebbero più ripristinate”.

Per Coldiretti il progetto che prevede la modifica delle opere di contenimento del fiume, con l’abbassamento dei pennelli di navigazione, mette a rischio un sistema molto complesso, non contribuirà alla biodiversità, contribuirà piuttosto a far chiudere aziende, ad aumentare le difficoltà di derivazione dell’acqua, ad abbassare le falde, a creare un territorio non più popolato e presidiato. “Per questo chiediamo lo stop immediato a questo progetto – evidenzia Coldiretti Cremona – citando i pesanti danni che le aziende agricole riceveranno. Aziende che subiranno espropri e, in alcuni tratti dell’intervento, saranno anche alla mercè di possibili esondazioni, in terreni non espropriati ma comunque abbandonati ad un fiume che non troverà più le opere di contenimento e di manutenzione messe in atto dall’uomo”.

“Come evidenziato nelle osservazioni presentate, che abbiamo sostenuto con dati e argomentazioni, stiamo parlando di un intervento che già sottrarrebbe centinaia di ettari di terra fertile, in questo primo intervento nella fascia tra Cremona e Mantova. Territorio fertile che verrebbe espropriato per la rinaturazione, o che verrebbe comunque esposto al pericolo di frequenti esondazioni, compromettendo la vocazione agricola di queste terre – aggiunge Paola Bono, direttore di Coldiretti Cremona, presente in Conferenza dei servizi -. Parliamo di terreni dove si coltivano cereali e foraggi, pomodoro da industria, pioppicoltura da legno.

Terreni sui quali da generazioni gli agricoltori del territorio hanno investito lavoro, fatica, risorse, hanno dato vita a filiere d’eccellenza, contribuendo al progresso e al benessere delle nostre comunità, e che ora verranno sottratti all’agricoltura. Si tratta di aree bonificate dall’uomo, che nei secoli ha recuperato terreni fertili, li ha valorizzati e messi a frutto, li ha custoditi anche grazie al prezioso lavoro dei Consorzi di bonifica e irrigazione. Un patrimonio di intelligenza e impegno messo in campo da generazioni, che non merita di essere vanificato e cancellato”.

Espropriando e consegnando al fiume importanti estensioni in cui si producono foraggi – sottolinea Coldiretti Cremona – si pone a rischio anche una filiera zootecnica che di questi prodotti ha bisogno, per alimentare gli allevamenti. Tenuto conto della difficoltà di reperire in loco altre superfici da destinare a tali produzioni, si assisterebbe a un significativo ridimensionamento dell’attività zootecnica del territorio con tante pericolose conseguenze, che vanno dalla riduzione del patrimonio zootecnico al venir meno di posti di lavoro, al progressivo abbandono delle aree adiacenti, con la dismissione di fabbricati agricoli storici e legati alla tradizione rurale cremonese.

Analoghe conseguenze riguarderebbero il venir meno di suoli fertili dove sono presenti coltivazioni industriali (pomodoro da industria e barbabietole), così come le aree destinate ai pioppi e alla produzione del legno (impianti arborei in parte finanziati con fondi Comunitari e Regionali nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale).

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