Cronaca

Morta Lilli Cavalli, emblema
del "Mento". Aveva 90 anni

E’ morta la scorsa notte Liliana “Lilli” Cavalli, unica figlia di Clemente Cavalli, meglio noto come “Mento” che ha dato il nome alla località sulle rive del Po, nel comune di Gerre de’ Caprioli. Da qualche anno era ricoverata alla casa di riposo di Castelverde.
“Lilli ha dato molto all’Amministrazione di Gerre ed era una stimata pittrice… perdiamo una delle tante figure storiche che hanno contribuito a creare la spina dorsale del nostro paese con le loro vite, vicende e pensieri”, afferma Michel Marchi, sindaco del comune alle porte di Cremona. 
“Ci tengo a ringraziare Nevio Mainardi che in questi anni è stato la sua ombra e il suo sostegno”, aggiungendo che “queste persone che hanno fatto la storia è giusto che siano ricordate con ammirazione e devozione”. I funerali saranno celebrati nella parrocchiale di Gerre  e la salma sarà poi tumulata del cimitero di Stagno Lombardo.
Lilli Cavalli è stata anche amministratrice nei comuni di Gerre e Stagno Lombardo. Il suo nome è strettamente legato a quello del padre, figura emblematica dell’antifascismo cremonese, nato nel paese in riva a Po nel 1901. “Come il mio nonno – aveva raccontato in un intervista qualche anno fa – anche Clemente subì nel periodo dal 1919 al ’22, in quanto era militante della sinistra, una vera e propria persecuzione da parte degli squadristi. Una sera del novembre del 1922, mentre tornavano a casa con un compagno dalla cooperativa di S. Bernardo, furono aggrediti da numerosi fascisti, percossi e feriti. Il suo compagno né morì dopo alcuni mesi. Lui, che aveva avuto un ginocchio fratturato, fu costretto ad andarsene, nel 1923 espatriò clandestinamente in Francia. Con lo zio Rosolino attraversarono a piedi il confine in un punto delle Alpi.
“Lì dapprima ha lavorato in una miniera del nord della Francia, poi venne a Parigi dove campava facendo il muratore, l’imbianchino. A Parigi si mise in contatto con l’ambiente degli antifascisti fuoriusciti italiani, anche con i fratelli Rosselli. Una volta mi disse che prima dell’avvento del nazismo, fu per un breve periodo anche in Germania dove partecipò ad uno scontro con le “camicie brune” di Hitler.  In seguito, durante la guerra civile spagnola, collaborò attivamente per l’invio di armi alle brigate internazionali dalla parte dei Repubblicani”.
Decise di tornare a Cremona nel 1953, al Bosco ex parmigiano. Fu ben accolto, ma non aveva niente, non ebbe dei gran aiuti, i problemi erano assai pesanti. Più avanti  ottenne questo pezzo di terreno sul Po che era demaniale e venne sdemanializzato, ci fece una costruzione per viverci e lavorare con un “dopolavoro”…Amava e conosceva bene il fiume e la sua gente. Ebbe amicizia ed aiuto da Danilo Montaldi, che parla del “Mento” in “Militanti di base”, in un capitolo intitolato “ricciolone” sulla sua vita fino al periodo della guerra.
“Politicamente aveva aggiunto Lilli a proposito del padre –  era comunista, ma so che i rapporti col partito non erano calorosi come avrebbe voluto. Forse non era proprio ortodosso …”

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