Cronaca

Fanghi tossici: "L'impianto Wte
di Quinzano deve restare chiuso"

Deve restare chiuso l’impianto dell’azienda Wte a Quinzano d’Oglio: il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar, che lo scorso anno ha respinto il ricorso avanzato dalla Wte la quale aveva impugnato la revoca dell’Autorizzazione integrata ambientale per l’operatività dei tre stabilimenti situati nella Bassa Bresciana e la relativa dismissione. Entro fine anno sono attesi gli altri due pronunciamenti da parte del Consiglio di Stato, inerenti gli stabilimenti di Calcinato e Calvisano, mentre il 15 novembre è prevista l’udienza preliminare in tribunale.

La Wte è in amministrazione giudiziaria dal 24 maggio 2021, quando i carabinieri forestali sequestrarono i tre capannoni a Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio, nell’ambito di un’inchiesta sullo spargimento di centinaia di migliaia di tonnellate di fanghi contaminati da sostanze inquinanti tra il 2018 ed il 2019 su 3mila ettari di campi nel Nord Italia, fra cui numerose aree della Provincia di Cremona. Nel procedimento figurano 15 persone fisiche tra cui il titolare della WTE, Giuseppe Giustacchini, insieme a collaboratori e contoterzisti, e 7 aziende, di cui 6 bresciane e una con sede legale a Castelvisconti, rappresentata dal 44enne imprenditore cremonese Vittorio Balestreri, amministratore di una delle aziende contoterziste coinvolte nell’indagine bresciana. Secondo l’accusa, Balestreri, “dietro congrua retribuzione”, avrebbe collaborato nella distribuzione dei rifiuti curandone il trasporto. Per gli imputati, le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, fino al getto pericoloso di cose.

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