Lettere

Fusione, errare humanum est,
perseverare autem diabolicum

da Attilio Paolo Zabert

Egregio direttore,
l’art. 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28 dice:”Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto e’ fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attivita’ di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”.

Sul sito prefettura.it del ministero dell’interno si legge in riferimento a tale articolo:” Tanto  premesso, si precisa che l’espressione “pubbliche amministrazioni” deve essere intesa in senso istituzionale riguardando gli organi che rappresentano le singole amministrazioni e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali, se candidati, possono compiere, da cittadini, attività di propaganda al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze”.

In ottemperanza alla norma quindi ho scritto al giornale sottolineando che l’ho fatto da cittadino e non investito della carica di Sindaco, ne tantomeno utilizzando i mezzi dell’Amministrazione che rappresento. Sono una persona seria e mi comporto in tal senso.

Al sig. Priori e al comitato del No, per l’ennesima volta, consiglio di leggere e capire le norme, prima di accusare qualcuno di averle violate. Per quanto riguarda invece i dati presi da atti comunali o dalla Corte dei Conti, non contesto la bontà e la veridicità dei dati, bensì l’uso improprio che ne è stato fatto e le conclusioni a cui si è arrivati, che sono del tutto personali e non referenziate.

Non mi risulta infatti che ne il signor Priori, o il signor Somenzi, o il signor Guastalla siano titolati per poter esprimere un parere con valore legale, ma tutto rimane una loro semplice opinione. Oltretutto sbagliata. Ribadisco che la sostenibilità del progetto di fusione c’è. Al contrario, senza la fusione i due paesi rischiano una decrescita infelice nei prossimi anni. Se fino ad oggi i conti del comune di Pieve d’Olmi hanno retto, non ci sono certezze per il futuro, anche in considerazione del fatto che probabilmente verrà reintrodotto il patto di stabilità comunale e non avere fondi propri, significa bloccare il comune che non potrà fare investimenti attraverso l’accensione di mutui.

Nel caso dei plessi scolastici è evidente l’ottusità del comitato del no: il calo demografico determinerà tra qualche anno la chiusura di alcuni plessi scolastici e lo spostamento degli alunni nei plessi rimasti. Verissimo e indipendente dalla volontà dell’Amministrazione. Nel nostro caso, solo se riusciremo ad avere un asilo predisposto per due sezioni, meglio se strutturato come polo dell’infanzia, e quindi consono ad accogliere i bambini del plesso eliminato, potremo sperare di tenere in paese questo importante servizio. Al contrario possiamo, già adesso abbandonare qualsiasi speranza che la nostra scuola possa rimanere aperta fra qualche anno.

Per questo, servono soldi, perché senza non si può investire, oltre ad un’Amministrazione che sappia guardare oltre al proprio naso e non aspettare che gli eventi le cadano addosso. Lascio ai cittadini ogni altra considerazione rispetto alle cattiverie gratuite contenute nella lettera del comitato del No.

Il 24 settembre invito tutti i cittadini di buon senso a votare SI per un futuro migliore per tutti, anche per chi avrà votato No.

© Riproduzione riservata