Lettere

Fusione Pieve d'Olmi-S.Daniele,
"Demagogia dal comitato dl NO"

da Attilio Paolo Zabert, cittadino di Pieve d’Olmi

Egregio direttore,

qualche giorno fa è apparso su Cremonaoggi.it un articolo sulla fusione tra Pieve D’Olmi e San Daniele Po. Definirlo stravagante è forse riduttivo. Contiene una quantità di inesattezze, di ragionamenti sconfusionati e di conclusioni errate che, dopo aver letto la frase “… Per noi è invece fondamentale ricevere informazioni chiare e dettagliate…“, non può altri che essere definita demagogia pura, una tecnica che tradisce la politica e il cui fine è solo il consenso popolare.

La prima fase senza senso è, e cito testualmente: “…La vittoria del NO eviterà difficoltà economiche in entrambi i paesi, che si sarebbero verificate, conti alla mano, in quanto i trasferimenti statali sarebbero stati utilizzati interamente per pagare i debiti pregressi,…”.

Analizziamola insieme: minori entrate e struttura comunale meno efficiente (no fusione) genera meno problemi economici di un comune meglio strutturato e con maggiori risorse, 500.000€ all’anno circa (si fusione)! Un controsenso assoluto.

Pensate ad una famiglia: avrà maggiori difficoltà economiche quella che guadagna di più o quella che guadagna di meno? Va bene tirare acqua al proprio mulino, ma a tutto c’è un limite.

La seconda parte della frase, meglio dettagliata più avanti nell’articolo con dovizia di numeri, porta a conclusioni assolutamente errate. Il Comune di Pieve D’Olmi, nel proprio bilancio, contiene già le voci di spesa inerenti ai mutui e quindi tutto, e ripeto tutto, il contributo di sua pertinenza (170.000 € all’anno circa) è a disposizione per investimenti e nuovi o migliori servizi al cittadino, mentre per il Comune di San Daniele Po solo una parte dei debiti non è coperta dal bilancio.

Al contrario, senza i contributi, non si avrebbero queste risorse da investire per entrambi i Comuni. La frase poi continua “i residui di cassa avrebbe lasciato spazio a pochissime manovre.“ Questa affermazione dimostra l’assoluta impreparazione tecnica di queste persone, ma in questo caso allora è meglio tacere che mal informare.

Bilancio e cassa sono due cose distinte, ma interconnesse. Si possono avere risorse in bilancio, ma pochi soldi in cassa e allora si può far ricorso all’anticipazione di cassa per dar seguito alla spesa che si vuol fare; oppure, al contrario, non si hanno risorse in bilancio, ma una cassa consistente e in questo caso non è possibile fare nulla: a guidare queste scelte, in linea generale, è la disponibilità di risorse in bilancio e non in cassa.

Nell’articolo inoltre viene ribadito più volte che i contributi statali per la fusione non sono garantiti nella loro interezza e si cita il caso di Piadena Drizzona. Al comitato del no forse sfugge che anche il fondo di solidarietà comunale, che è una delle principali entrate per i comuni, viene rideterminato tutti gli anni con la legge di bilancio dello Stato e a volte è diminuito.

E quindi? Non governiamo il Comune per paura che non ci vengano assegnati gli stessi soldi dell’anno prima? Un cittadino che va a lavorare dal primo del mese e percepisce lo stipendio al 27 o addirittura al 10 del mese successivo, cosa fa, non va a lavorare per paura che il datore di lavoro non gli dia tutto o in parte il suo stipendio? Che ragionamenti sono, ma dove vivete?

Il contributo di Piadena è stato ridotto da 570.000 a 540.000 € ossia un calo del 5,26% dal 2020 a causa dell’emergenza covid-19. In quei frangenti i comuni hanno ricevuto altri contributi ben più consistenti dei 30.000€ persi. Il sindaco Matteo Priori di Piadena Drizzona, contattato telefonicamente, mi ha confermato l’importanza dei contributi in questi anni per investire e migliorare i servizi ai cittadini.

Se quest’anno non avessero avuto i 540.000 € di contributi per la fusione, invece di chiudere il rendiconto 2022 con un avanzo di circa 250.000 €, avrebbero avuto un disavanzo di quasi 300.000 €. Mi ha inoltre confermato di essere disponibile ad incontrare e a spiegare ai cittadini di Pieve e San Daniele la bontà dei vantaggi derivati dalla fusione, che non sono esclusivamente economici, ma anche e soprattutto gestionali.

L’aspetto politico fondamentale da rimarcare è che è stato un governo di centro sinistra a promuovere i contributi per le unioni e le fusioni tra comuni, ed è stato un governo di centro destra ad aumentare da 10 a 15 anni il periodo di contribuzione. Per i nostri due paesi questo vuol dire un aumento da 4 milioni di euro in 10 anni a 6 milioni di euro in 15 anni.

È evidente quindi che la volontà di un riordino territoriale degli enti locali sia bipartisan e che difficilmente i contributi alle fusioni verranno ridotti, anzi, fino a quando le fusioni non diverranno obbligatorie verranno sempre più incrementati.

L’articolo fa riferimento anche al futuro della scuola materna e cita testualmente: “la gestione dei plessi scolastici sarà estranea al processo di fusione, essendo collegata a dinamiche governative e demografiche.“ Il comitato del no mette le mani avanti: se ci toglieranno la scuola perché non abbiamo i soldi per adeguarla agli standard richiesti oggi, non è colpa nostra, ma scelte del Provveditore e del dirigente scolastico.

Cose già viste a Pieve D’Olmi nei decenni scorsi. Un’amministrazione lungimirante invece cerca di arrivare al momento della scelta e quindi dell’eliminazione ed accorpamento dei plessi, con la soluzione migliore possibile sul territorio: ecco perché stiamo cercando di creare il polo dell’infanzia zero-sei anni con asilo nido e scuola dell’infanzia con due sezioni nella struttura delle ex scuole elementari, che è l’unica sufficientemente grande per poter ospitare una soluzione di questo tipo ed ecco perché abbiamo bisogno delle risorse umane ed economiche derivate dalla fusione.

Ricordo a tutti i cittadini di entrambi i comuni che il contributo alla fusione, “il vile denaro”, definizione assai infelice del comitato del no, altro non è che soldi delle nostre tasse, frutto del nostro lavoro, che con la fusione potremmo gestire per il nostro territorio, i nostri figli e il nostro futuro, invece di lasciarlo nel calderone del bilancio dello stato per chissà chi: il caso della materna non è che un esempio e cose da fare sul territorio per migliorarlo sempre di più ne abbiamo tante.

Sono convinto che molti cittadini di buon senso, quelli che non si lasciano traviare dalle frasi fatte, quelli che hanno a cuore il futuro della propria famiglia, della propria casa e dei valori veri che hanno forgiato l’identità delle nostre comunità, ma soprattutto della solidarietà che ci ha sempre contraddistinti e portati ad aiutare il prossimo (valore universale che deve valere certamente per chi ci sta lontano, ma anche e soprattutto per chi ci è vicino), il 24 settembre non avranno dubbi e voteranno SI a questa fusione convinti che questa scelta porterà ad un futuro più prosperoso per entrambi i Paesi.

Ai signori del comitato del no dico che è una grande responsabilità spingere l’opinione dei propri concittadini verso una scelta assai incerta con motivazioni inconsistenti e conclusioni che si sono rivelate inesatte.

Avete contestato lo studio elaborato da uno stimato professionista che da anni collabora con gli enti pubblici dall’alto di una vostra professionalità che invece si è dileguata come neve al sole.

Per fare davvero chiarezza propongo quindi che venga organizzato un incontro pubblico, un dibattito, tra comitato del si e del no insieme all’estensore del progetto e tecnici ragionieri per un confronto aperto, leale sui temi della fusione e per una informazione alla cittadinanza corretta e realistica, non basata su proclami inconsistenti al solo scopo di ottenere consenso spicciolo. Il nostro futuro merita più rispetto.

© Riproduzione riservata