Lettere

Uno Stato debole si piega
ai voleri delle multinazionali

da Maria Grazie Bonfante (Salviamo il Paesaggio - Cr) - Ferruccio Rizzi (Attac)

Gentile Direttore,

se lo Stato è debole e le istituzioni pubbliche non abbastanza solide, è facile per i potentati economici imporre i propri interessi.
Le multinazionali, le multiutility, dispongono di mezzi finanziari inesauribili per comprare la politica, la scienza e le istituzioni pubbliche scavalcando agevolmente le decisioni democratiche.
Si assiste così al mantra dello “Stato leggero” sfoltendo il personale nelle amministrazioni pubbliche, riducendo le disponibilità finanziarie e quindi il bene pubblico viene mercificato (personale ridotto, tecnologie obsolete, saperi e competenze perduti).

Diversamente da quanto si crede, uno stato debole è anche particolarmente caro. Con poche risorse le amministrazioni sono costrette a esternalizzare a caro prezzo e le stesse diventano una controparte debole e in posizione subalterna e le competenze che erano all’interno ora devono essere comprate, ma la competenza esterna non è solo costosa, non è neutrale né disinteressata.

Ci siamo convinti che lo Stato non sia capace a gestire, ma è un errore, a essere incapace non è lo Stato, ma lo Stato debole.

Alla democrazia e di conseguenza ai cittadini serve un forte ambito pubblico al centro del quale ci sia il bene comune e non gli interessi economici.

Un’amministrazione che si fa portavoce zelante degli interessi di una multiutility privata senza un minimo di dubbio sui risvolti politici, sanitari, ambientali, economici di un territorio, indebolisce lo Stato.

© Riproduzione riservata