Cronaca

Pugnalata dopo la lite sul gatto
"Gesto grave, non lo perdono"

L'arma del tentato omicidio

“Lui le ha chiesto scusa tante volte e continuerà per sempre a chiederle perdono”, ha detto l’avvocato Santo Maugeri, ma la moglie, che è “viva per miracolo”, non sente ragioni: “troppo grave il gesto che ha compiuto per perdonarlo”. Così ha detto oggi Marina Viassone, 53 anni, casalinga originaria di Torino, vittima del tentato omicidio avvenuto lo scorso 30 luglio a Ostiano da parte del marito Carmelo Marino, 56 anni, originario di Messina, addetto alle pulizie in una falegnameria di Alfianello, nel bresciano. “Prima mi ha accoltellato con un coltello con la punta arrotondata e con un seghetto, ma visto che non funzionava lo ha cambiato e ne ha preso uno appuntito”.

L’avvocato Maugeri

Oggi la Viassone, che era stata per 13 giorni tra la vita e la morte dopo le pugnalate sferrate nella loro abitazione di vicolo Facconi, sta meglio, vive in una comunità e contro il marito, che non vede da quasi un anno, si è costituita parte civile in udienza preliminare attraverso l’avvocato Alessio Romanelli che ha chiesto un risarcimento danni di 200.000 euro. L’avvocato Maugeri, legale dell’imputato, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato. La discussione e la sentenza sono state fissate al prossimo 2 ottobre.

Tutto era partito da un violento litigio scoppiato a causa della sparizione di Sheila, una gattina di quattro mesi che la coppia, sposata dal 2017, aveva in casa. La donna aveva sospettato del marito perchè aveva già ucciso il gatto che avevano avuto prima di Sheila. Lei rivoleva la sua gatta e gli aveva chiesto spiegazioni, così era scoppiata una lite. Cinque i colpi sferrati in un repentino scatto d’ira: quattro in punti vitali all’addome e una meno profonda al collo. I carabinieri, chiamati la stessa sera dal 56enne, avevano trovato la donna sul letto in un lago di sangue. Il coltello, che era stato lavato, era stato rinvenuto nel lavandino della cucina.

Marino, che da quel giorno è in carcere, si era subito dichiarato pentito del suo gesto. Sia lui che la moglie, prima di tornare ad abitare nella loro casa di Ostiano, erano stati ospiti di una comunità di recupero di Gabbioneta. Lui ha dei precedenti di polizia per droga ed entrambi i coniugi avevano una dipendenza dall’alcol. Anche la sera della tragedia, la coppia aveva bevuto.

L’avvocato Romanelli

Interrogato l’11 aprile scorso dal pm Chiara Treballi, Marino, come ha spiegato il suo legale, “ha confermato le difficoltà che c’erano con la moglie, la tensione in casa. E’ emerso il pentimento profondo del mio assistito, è una persona distrutta, continua a ripetersi che non avrebbe mai voluto fare quel gesto, capisce quanto è stato grave e violento, non lo voleva proprio fare, ma è successo. Quando lei è uscita dall’ospedale ci siamo preoccupati di sapere dove stava. Quando abbiamo avuto l’indirizzo, lui le ha scritto una lettera, ma lei non ha risposto. Ai primi di aprile gliene ha scritta un’altra, una raccomandata, ma lei non ha risposto. Lui si augura di tornare con la moglie”.

Nell’ordinanza, il gip aveva parlato di “brutale violenza” e di “cosciente volontà di porre in essere una condotta idonea a provocare, con certezza o alto grado di probabilità, la morte (e non semplicemente lesioni) della persona verso cui la condotta era diretta”. Nemmeno era stato possibile affermare, per il giudice, che l’uomo avesse agito in stato di incapacità di intendere e volere, visto che aveva mantenuto “un certo grado di lucidità ed aderenza alla realtà, allertando le forze dell’ordine e i sanitari”.

Sara Pizzorni

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