Cronaca

Tratta minori: sì a estradizione.
Difesa: "In Grecia rischio tortura"

Sì all’estradizione in Grecia di un 30enne albanese arrestato a Cremona lo scorso aprile dagli agenti della Questura di Cremona su mandato di arresto europeo. Lo hanno deciso i giudici della Corte d’Appello di Brescia che hanno accolto la richiesta delle autorità elleniche. L’albanese è accusato di tratta di esseri umani, sfruttamento sessuale di minorenni e pornografia minorile, tutti reati commessi in Grecia.

L’avvocato Curatti

Attualmente il 30enne è ancora in carcere a Cremona, in quanto il suo difensore, l’avvocato Luca Curatti, si è riservato di presentare ricorso in Cassazione. Il legale, che si era opposto all’estradizione, ha presentato alla Corte memorie difensive, evidenziando le “condizioni di grave degrado nelle quali versano le carceri elleniche, già sanzionate ripetutamente dai preposti organi di controllo, poichè lesive della dignità umana”, e di quanto previsto dall’articolo 3 della Convenzione EDU: “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Ma la Corte, dopo essersi riunita in camera di consiglio, ha accolto l’istanza dell’autorità giudiziaria greca.

In Grecia, il 30enne era stato coinvolto in un episodio di sfruttamento della prostituzione di una giovane connazionale di 15 anni. In base all’attività investigativa sviluppata dalla polizia ellenica, l’uomo, insieme ad altri albanesi, è stato accusato di aver circuito con uno stratagemma la 15enne, convincendola a recarsi ad Atene per ricongiungersi con il fidanzato, favorendo, in questo modo, il suo ingresso clandestino nel Paese. Nel dicembre del 2014, una volta arrivata in territorio ellenico, la ragazza sarebbe stata abusata sessualmente e costretta a prostituirsi per oltre un mese da parte degli indagati.

Lo scorso marzo il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia aveva allertato i colleghi della Mobile di Cremona per verificare la presenza dell’uomo sul territorio cremonese. In base alle verifiche, infatti, il 30enne aveva parenti stabilmente residenti nel casalasco. Dopo diversi giorni di ricerche e monitoraggio delle sue frequentazioni e dei suoi contatti, gli investigatori erano riusciti a rintracciarlo a Cremona, dove era stato fermato, accompagnato in carcere e messo a disposizione della Corte d’Appello di Brescia.

Sara Pizzorni

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