Anziano derubato in casa,
madre e figlio a processo
“Sua moglie ha ancora l’orologio che le avevo prestato, me lo può restituire lei?”. Con queste parole, una donna è riuscita a farsi aprire la porta di casa e a mettere a segno un furto in un’abitazione di Malagnino. La presunta ladra, Rita Cavazza, residente al campo nomadi di Casalmaggiore, con alle spalle una sfilza di precedenti e condanne per reati specifici, è a processo insieme al figlio con l’accusa di furto aggravato in abitazione. L’episodio risale al 29 settembre 2021. Vittima, Gino, 85 anni, che quella mattina era in casa da solo. Davanti al cancello della sua casa gli si sono presentati madre e figlio. La donna sosteneva di aver prestato un orologio alla moglie e di volerlo riavere. A quel punto l’anziano l’ha fatta entrare e accomodare in casa.
“Abbiamo chiacchierato”, ha detto la vittima al giudice. “Dalle sue parole sembrava conoscesse sia mia moglie che mia figlia. Il figlio, invece, è sempre stato fuori”. “Sua moglie mi ha detto di aver messo l’orologio in cassaforte”, ha poi rilanciato la ladra, e l’anziano l’ha invitata a seguirlo in camera da letto dove era custodita la cassaforte. “In un primo momento”, ha raccontato il padrone di casa, “ho guardato io, e lei era dietro di me, ma l’orologio non c’era. Poi lei mi ha chiesto se poteva controllare di persona, e quindi io mi sono messo in disparte”. All’interno della cassaforte c’erano due buste: una contenente 1.500 euro in contanti, e l’altra gioielli in oro.
“E’ stato un attimo”, ha riferito l’anziano. “Mi sono girato e lei non c’era più. Le sono subito corso dietro, ma lei era già arrivata alla macchina”. Madre e figlio, lui alla guida, lei accanto, si sono dileguati a bordo di un’auto nera. “Non li avevo mai visti”, ha detto in aula la vittima, derubata per la prima volta in vita sua. “Entrambi indossavano la mascherina”. In aula, all’anziano sono state mostrate alcune foto. Tra le foto femminili ha riconosciuto la numero 5, mentre la numero 1 tra le quelle maschili.
Il nome e il volto di Rita Cavazza e di suo figlio è ben conosciuto dalle forze dell’ordine. Dall’analisi delle telecamere esterne all’abitazione e di quelle del Comune di Malagnino era stato possibile vedere l’auto e i suoi occupanti. I due erano stati ripresi mentre scendevano dal mezzo e si avvicinavano al cancello della casa per poi entrare nel cortile. “La donna aveva la mascherina abbassata”, ha riferito in aula il carabiniere che si era occupato di visionare la immagini, “mentre l’uomo era a volto scoperto. La macchina, la cui targa era ben visibile, era intestata a Rita Cavazza”. La refurtiva non è mai stata trovata.
Il nome della Cavazza è ben noto alle cronache: a novembre del 2003 era finita in arresto e aveva patteggiato 9 mesi di reclusione per un tentato furto in casa di un 88enne a Volongo. Con una complice aveva bussato alla finestra dell’anziano che stava guardando la tv. “Vendo calze, ha bisogno? Almeno mi dia un bicchiere d’acqua”, gli aveva detto. Intanto la complice aveva rovistato ovunque, ma i vicini che avevano visto la scena avevano dato l’allarme. Nel luglio del 2007 nuovo arresto dopo un furto di 300 euro ad una anziana di San Giovanni in Croce. Un anno dopo, invece, era stata condannata a 8 mesi per un furto fallito di un portafoglio in una abitazione di Viadana. Nel giugno del 2013 la Cavazza e la figlia erano state arrestate per il tentato furto in una casa di Viadana, mentre nel luglio del 2018 le due erano state arrestate per furti a Castel Goffredo, Guidizzolo e Piubega. Avvicinavano le vittime, quasi sempre anziane, vicino ai locali pubblici o ai cimiteri. Con la scusa di essere lontane parenti o di essersi conosciute in ospedale, le ladre carpivano la fiducia, sfilavano portafogli o gioielli.
Questa volta è finita nei guai con il figlio. L’esame dei due imputati è previsto per il 22 novembre, quando sarà emessa anche la sentenza.
Sara Pizzorni