Cultura

Pictura Tacitum Poema: una svolta
nella conoscenza dell’arte pittorica

Si è conclusa il 21 maggio la mostra “Pictura tacitum poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona”, dedicata alle decorazioni pittoriche delle lussuose case private appartenute a ricche famiglie cremonesi della prima età romana imperiale.

I frammenti di affreschi, provenienti dalla Domus del Ninfeo di piazza Marconi e dalla Domus dei Candelabri dorati di via Colletta, in parte ricomposti e restaurati, sono stati presentati in confronto con importanti testimonianze pittoriche dalle città vesuviane, da Ostia e da Roma stessa, a dimostrazione della piena consonanza della cultura artistica locale con stili e iconografie in voga nell’Italia peninsulare.

Di particolare suggestione per il pubblico è risultata la ricostruzione di alcuni quadri provenienti da una delle stanze da letto della Domus del Ninfeo, raffiguranti varie scene della triste storia di Arianna, dopo l’abbandono a Nasso, mito illustrato in una sezione dedicata della mostra anche tramite pezzi di epoche più recenti.

La mostra, promossa dal Comune di Cremona in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, è stata l’occasione per un’importante collaborazione, nell’ambito del Sistema Museale cittadino “Cremona Musei”, tra Museo Archeologico e Museo del Violino, che ne ha ospitato l’allestimento nel Padiglione “Andrea Amati”, attivando una significativa osmosi tra pubblici interessati a tematiche diverse.

Valore aggiunto del progetto espositivo, curato per la parte scientifica da Nicoletta Cecchini (funzionaria di zona della Soprintendenza), Elena Mariani (ricercatrice indipendente) e Marina Volonté (conservatrice del Museo Archeologico) è stata la collaborazione di istituzioni quali il Centro per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali “La Venaria Reale” di Torino – per il restauro e la presentazione in mostra degli intonaci dipinti da via Colletta – e il Laboratorio Arvedi dell’Università degli Studi di Pavia per le indagini diagnostiche sui reperti.

La curatela si è inoltre giovata dell’apporto di un prestigioso comitato scientifico costituito da Lynn Arslan Pitcher, Gabriele Barucca, Irene Bragantini, Andrea Bruciati, Alessandro D’Alessio, Paolo Giulierini e Massimo Osanna.

A Irene Bragantini, esponente tra i più autorevoli nello studio della pittura di epoca romana, si devono alcune nuove chiavi di lettura delle iconografie cremonesi, come emerge dai contributi a sua firma pubblicati nel catalogo; Lynn Arslan Pitcher, per molti anni funzionaria archeologa della Soprintendenza per Cremona, è stata fonte inesauribile di dati e di una visione generale dell’archeologia della città.

Al Soprintendente Gabriele Barucca si devono molti interessanti spunti, soprattutto in relazione ai temi mitologici, oltre alla facilitazione nella richiesta delle opere in prestito da altri musei e istituzioni, ottenuti grazie alla collaborazione di Andrea Bruciati (Istituto Villa Adriana e Villa D’Este, Tivoli), Alessandro D’Alessio (Parco Archeologico di Ostia Antica), Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e del Direttore generale dei Musei del Ministero della Cultura Massimo Osanna.

Altri importanti prestiti sono giunti dal Museo Archeologico di Firenze (Direzione regionale Musei della Toscana), dal Museo di Palazzo Ducale di Mantova, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza; agli archivi fotografici del Parco archeologico del Colosseo e del Parco Archeologico di Pompei si devono le immagini utilizzate per i pannelli lungo il percorso espositivo, progettato con il consueto

tratto di eleganza formale dallo Studio Tortelli e Frassoni di Brescia.

Di grande impatto e molto apprezzate dal pubblico sono state le ricostruzioni multimediali sia degli ambienti della Domus dei Candelabri Dorati, a cura di Amedeo De Lisi, specializzando dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sia della parete dell’anticamera della “Stanza di Arianna”, realizzata da StudioBASE2 grazie al contributo della Camera di Commercio di Cremona.

Il catalogo, pubblicato da Ante Quem (Bologna), raccoglie saggi e schede di 28 studiosi afferenti a Istituti Universitari, Enti di Tutela, Musei e ricercatori indipendenti, e costituisce la sintesi delle attuali conoscenze sul tema della decorazione pittorica domestica di Cremona romana, nello stesso tempo punto di partenza per i futuri approfondimenti.

La mostra, nei poco più di tre mesi di apertura, ha attirato oltre 5.000 visitatori, tra cui 56 gruppi organizzati, tra i quali numerose classi in particolare degli istituti secondari di secondo grado della città.

La provenienza del pubblico, in relazione anche alle numerose relazioni scientifiche attivate, è stata molto varia, con numerosi visitatori dall’Italia centro-meridionale e, grazie alla collocazione e alla riduzione reciproca del biglietto d’ingresso con il Museo del Violino, diverse presenze dall’estero.

Inoltre, la gratuità dell’accesso, con il biglietto della mostra, al Museo Archeologico ha avuto una positiva influenza sulle presenze in quest’ultimo, quasi triplicate rispetto allo stesso periodo del 2022.

Nell’ambito della mostra sono stati inoltre organizzati eventi, a loro volta attrattori di segmenti specifici di pubblico: laboratori per bambini e famiglie organizzati nei fine settimana, una visita accompagnata dalle esecuzioni della flautista Daniela Cima nell’ambito della rassegna “Fuorifestival: Spazionovecento al Museo”, infine le due domeniche, tra cui la giornata di chiusura, durante le quali i visitatori sono stati accolti dalle “guardie pretoriane” dell’Associazione Praetoriani et Cives Romani che hanno animato il percorso illustrando temi e oggetti della vita quotidiana della prima età romana imperiale.

In chiusura e sintesi, i commenti di due illustri visitatori.

Secondo Francesca Ghedini, docente emerita dell’Università degli Studi di Padova e tra le massime esperte di iconografia antica, si è trattato di “una mostra originale per le scelte espositive e assai stimolante anche sul piano didattico. Capire il senso di quei frammenti aiuta il pubblico a crescere e a comprendere la difficoltà del nostro lavoro. Inoltre è storicamente importante perché la straordinaria qualità dei reperti mostra il livello culturale e economico della città nel primo secolo”.

Scrive Mario Grimaldi, autore delle schede sugli affreschi pompeiani nel catalogo di Pictura tacitum poema: “Come più volte mi è capitato di affermare in occasione della presentazione e divulgazione della Mostra da me curata ‘I Pittori di Pompei’ (Museo Civico Archeologico di Bologna, 23/09/2022 – 01/05/2023), una mostra non è il punto di arrivo di una ricerca ma uno splendido punto di inizio. Portare infatti all’attenzione del grande pubblico il tema dei pictores – decoratori delle domus romane non può completarsi con una singola mostra, per i tanti aspetti che questo argomento comprende. In questo panorama di continua ricerca e confronto la mostra ‘Pictura tacitum poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona’ si inserisce per il sottoscritto in un naturale e perfettamente riuscito esempio di continuità scientifica e divulgativa. Le due mostre infatti sono state realizzate quasi in prosecuzione l’una dell’altra non solo temporalmente ma soprattutto scientificamente confermando che la ricerca archeologica è una scienza a tutti gli effetti con una metodologia di studio ben definita che porta a risultati consequenziali e confrontabili a prescindere da coloro che operano. La mostra di Cremona è stata così per il sottoscritto vissuta come la naturale prosecuzione di esempi e metodologie applicate alla ricerca archeologica sulla figura dei pictores e sulle loro produzioni al di fuori del panorama vesuviano e romano. Gli eccezionali esempi di Cremona e lo splendido modo in cui sono stati comunicati i risultati, ampliano il ventaglio delle possibilità di ricerca intradisciplinare (a volte più complesse e rare di quelle interdisciplinari).”

Grande soddisfazione esprime infine l’assessore alla Cultura Luca Burgazzi, secondo il quale “con questa mostra abbiamo ottenuto il duplice risultato da un lato di promuovere nei cittadini e nei turisti la consapevolezza dell’importanza di Cremona nei primi secoli della sua storia e, di conseguenza, la necessità di non trascurare, se pur fonte di qualche disagio, le indagini nel sottosuolo qualora se ne presenti la necessità, dall’altro l’opportunità di contribuire in maniera significativa alle conoscenze sull’archeologia dell’Italia settentrionale nei suoi rapporti col centro del potere”.

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