Censis-Confcommercio: intenzioni
di acquisto giù, ma c’è fiducia
L’economia italiana sta attraversando una fase di transizione con segnali contradditori: da un lato l’indice di fiducia dei consumatori ai massimi livelli dall’altro intenzioni di acquisto non solo inferiori rispetto al 2022, ma addirittura inferiori al 2019.
A spingere verso l’alto la fiducia delle famiglie è la ripresa del mercato del lavoro unita ad un abbassamento dei prezzi di alcuni beni come la verdura, le uova, i prodotti tecnologici e alcuni servizi, come dimostrato dai dati raccolti ad aprile.
E’ quanto emerge dal rapporto annuale Confcommercio-Censis su fiducia e consumi delle famiglie. A preoccupare gli osservatori le dinamiche legate all’inflazione.
“L’inflazione non è domata e gli aiuti pubblici si riducono, come per esempio abbiamo visto con l’inflazione di aprile dovuta in larga parte alla rimozione di alcuni sconti in bolletta. A questo punto, visto che il potere d’acquisto di redditi e risparmi si riduce, le famiglie percepiscono la necessità, se le cose non dovessero migliorare rapidamente, di ricostituire un adeguato stock di risparmio per fare fronte al contesto ancora caratterizzato dall’incertezza” spiega il direttore generale di Confcommercio Provincia di Cremona Stefano Anceschi.
Il 2022 si rivela quindi un anno “condizionato pesantemente dalla dinamica inflattiva che ha costretto una significativa quota di famiglie a fare un ricorso sempre maggiore ai risparmi per far fronte a consumi aumentati, vista anche la sostanziale stagnazione nei redditi complessivi”.
In un periodo di grande discussione sul futuro dei giovani e delle famiglie italiane, il rapporto Censis Confcommercio evidenzia come “molte scelte sul futuro delle famiglie, sugli investimenti e sulla natalità, siano da ricondurre al progressivo impoverimento percepito dalle famiglie: il reddito reale delle famiglie italiane è, infatti, 150 euro in meno rispetto al 1995”.
Commenta il presidente di Confcommercio Provincia di Cremona Andrea Badioni: “Le famiglie sentono che le cose potevano andare peggio e tirano un sospiro di sollievo; l’occupazione è in netta ripresa e in alcuni settori quasi ai massimi, i sostegni pubblici hanno funzionato, i consumi, grazie a turismo, spettacoli e cultura, attirano e danno soddisfazione. L’incertezza per l’inflazione e il rialzo dei tassi d’interesse però comprimono le intenzioni di acquisto. Si rischia di rallentare la ripresa nonostante la fiducia delle famiglie sia alta, a questo punto è fondamentale accelerare le riforme, soprattutto quella fiscale, e utilizzare al meglio le risorse del Pnrr”.