Cronaca

Botte e violenze: "Per lui ero una
nullità e mia figlia una mongoloide"

Lei lo aveva conosciuto nel 2019 tramite la sua baby sitter. Si erano innamorati, e lei, insieme a sua figlia di 11 anni, si era trasferita nella casa dove lui viveva con il figlio di 11 anni. Prima, Michele, 40 anni, oggi a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni, “era tranquillo e dolce”, come ha raccontato in aula Antonella, 49 anni, la sua ex, che dall’imputato,  poi improvvisamente cambiato, avrebbe subito maltrattamenti fisici e psicologici. Vittima, anche la figlia di lei. “Le urlava contro, la sgridava”, ha raccontato la donna, “diceva che mia figlia era una mongoloide, che aveva dei problemi e che le occorreva uno psicologo. Le dava del maiale perchè mangiava troppo, e diceva che non percependo alcun sostegno economico da parte del padre, anche lui non le avrebbe dato più da mangiare”. Una volta l’imputato avrebbe anche imposto alla compagna di buttare via tutti i vestiti di carnevale della bambina.

L’avvocato Annamaria Petralito

Nel processo, la donna, che avrebbe subito maltrattamenti e offese, spesso anche alla presenza dei loro rispettivi figli, si è costituita parte civile. In aula Antonella ha raccontato che il compagno, prima dipendente di una ditta che stava per fallire, a luglio del 2019 aveva rilevato l’attività, ed essendo lei rimasta senza lavoro, le aveva proposto di aprire la partita Iva e di lavorare nella sua impresa, facendo le pulizie. Da quel momento, secondo la donna, Michele sarebbe cambiato, diventando aggressivo. 

Sempre, dopo i litigi, lui l’avrebbe esortata ad andarsene via con la figlia, ma poi l’avrebbe chiusa in casa, togliendole il cellulare e le chiavi della macchina. Nel novembre del 2019, dopo essere intervenuta per difendere la figlia, sgridata in malo modo, la donna, alla presenza dei bambini, sarebbe stata spinta con violenza in bagno dall’imputato che l’avrebbe fatta sbattere contro la porta e strattonata i capelli. Poi lui l’avrebbe raggiunta anche in camera della figlia, dove lei si era rifugiata insieme alla bambina, infrangendo con il gomito il vetro della porta, entrando nella stanza tra i pianti dei bimbi.

Un sabato di dicembre, invece, nell’azienda, dopo una discussione sulla gestione della società, lui l’avrebbe presa di peso, spingendola nel magazzino, picchiandola con forza con spintoni e colpi in varie parti del corpo. Nel periodo delle festività natalizie, inoltre, le avrebbe imposto di togliere tutte le decorazioni natalizie, dicendole che non era casa sua e che lei avrebbe dovuto fare quello che voleva lui. “Lui odiava il Natale”, ha ricordato la donna in aula. “Mi faceva sentire una nullità, ero un’estranea in casa. Mi diceva come dovevo vestirmi, cosa dovevo comprare per la spesa, e sulla gestione economica non avevo voce in capitolo”.

Il 14 febbraio del 2020, sempre per motivi legati alla gestione delle risorse economiche, Michele avrebbe urlato contro Antonella, le avrebbe sputato addosso, le avrebbe detto “schifosa”, strappandole la borsa di dosso, spingendola con violenza a terra, afferrandola per i capelli e prendendola a calci. Poi l’avrebbe condotta a forza in camera dove l’avrebbe buttata sul letto e avrebbe continuato a pestarla senza sosta, urlandole: “Fammi andare in carcere, vado in galera”. Lei, riuscita a sottrarsi, era fuggita, ma era stata raggiunta e afferrata di nuovo per i capelli, condotta in cucina e picchiata. L’imputato le avrebbe tappato la bocca per non farla gridare, stringendola anche per il collo, tanto da farle mancare il respiro. Per questo episodio, Antonella si era presentata in ospedale.

Oggi in aula ha testimoniato anche un amico della coppia che una sera aveva ospitato Antonella nella sua casa. Lei era uscita di casa dopo essere stata picchiata e si era presentata da lui a mezzanotte per chiedergli aiuto. “Quando ho chiesto spiegazioni a Michele”, ha raccontato il testimone, “lui mi ha aggredito”. Da due anni, l’imputato lo ha preso di mira. “Me lo sono trovato sotto casa, mi ha minacciato di morte, ha pure cercato di investirmi con la macchina”.

L’imputato è assistito dall’avvocato Anna Maria Petralito. Nell’udienza del 31 ottobre si difenderà. Per quella data è prevista anche la sentenza.

Sara Pizzorni 

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