Cronaca

Abusi del "padre padrone": l'incubo
di una madre e delle sue bambine

Un albanese di 44 anni è a processo per maltrattamenti e lesioni personali aggravate contro la moglie e una delle sue tre figlie, tutte minorenni.

Secondo il pm, dal 2007, Lulzim, con “abituali e sistematiche” violenze fisiche e psicologiche, quasi sempre dopo aver abusato di alcol e alla presenza delle figlie di 13 e 11 anni, avrebbe maltrattato la propria moglie Juliana e anche la figlia più grande di 17 anni. “Stai attenta, che tra pochi anni comincio anche con te”, le avrebbe detto. La moglie, invece, sarebbe stata insultata, denigrata e svilita sia come donna che come persona. “Non vali nulla, a comandare sono io, devi stare zitta e davanti a me devi abbassare la testa, qui si fa come dico io e basta”. L’imputato l’avrebbe minacciata anche di morte: “Vedrai cosa vi combino io, se provi a denunciarmi ti ammazzo”. Arrabbiandosi di fronte ai rifiuti della moglie, l’avrebbe anche indotta ad avere rapporti sessuali con lui”.

L’avvocato Buondonno

Frequentemente l’avrebbe percossa con violenza con sberle, pugni sulla testa, strattonandola, prendendola per il collo e per i capelli e sputandole in volto. Tutti episodi a seguito dei quali la donna, pur riportando segni e lividi, non si era mai fatta visitare. In ospedale, sottoposta ad un intervento, ci era però finita nel 2014, quando il marito l’avrebbe strattonata con tale violenza da farle ruotare entrambe le ginocchia e causandole la lesione di entrambi i menischi.

In un’altra occasione, la vittima, sebbene avesse da poco subito un intervento all’addome, durante una lite sarebbe stata percossa fino a farle saltare i punti. E ancora: ad agosto 2020, mentre i due coniugi erano in viaggio di notte con le due figlie più piccole, lui, a causa di un diverbio avuto durante la giornata, si sarebbe improvvisamente fermato in una piazzola e dopo aver svegliato la moglie e fatta scendere a forza dalla macchina, l’avrebbe colpita alla testa e alla pancia con diversi pugni, facendola quasi svenire.

Con frequenza crescente, l’uomo se la sarebbe presa anche con la figlia maggiore, spesso chiudendosi a chiave con lei in una stanza, spingendola con forza contro il muro, strattonandola, prendendola per il collo e colpendola con degli schiaffi.

Il 18 luglio del 2021, completamente ubriaco, dopo aver fatto scendere dall’auto la figlia, l’avrebbe presa per il braccio, stringendoglielo forte, trascinandola in mezzo ad un piazzale in zona Po. Quindi l’avrebbe presa per il collo, spingendola contro la macchina, urlandole: “Voi donne siete tutte uguali”, colpendola ancora, una volta risaliti sul mezzo, con pugni al braccio sinistro.

In preda all’ira, avrebbe lanciato spesso utensili e suppellettili, tirato pugni a pareti e porte di casa con forza tale da lasciare vistosi segni e buchi, poi coperti con delle fotografie dalle figlie più piccole. In un’occasione avrebbe lanciato con violenza una pentola contro il muro in presenza e in direzione di una delle bambine, insultandola e urlandole contro, perchè colpevole di aver lasciato una macchia sulla pentola.

I due coniugi avevano poi divorziato, successivamente si erano riconciliati ed erano tornati a vivere insieme, ma la convivenza era durata qualche mese, fino alla separazione definitiva. Le figlie ora vivono con la mamma. Contro il marito, la donna aveva rimesso la querela, ma si procede d’ufficio.

“Ora la situazione è abbastanza tranquilla”, ha detto oggi in aula l’ex moglie. “Forse lui ha capito”. Il collegio dei giudici, causa il fatto che il magistrato che lo presiedeva è andata in pensione, è dunque cambiato, e le vittime sono state richiamate in tribunale. Non è stato necessario ripetere le testimonianze, hanno solo confermato ciò che avevano dichiarato lo scorso novembre nella prima udienza.

L’imputato è assistito dall’avvocato Raffaella Buondonno. Il 3 ottobre si difenderà.

Sara Pizzorni

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