Ambiente

Biometano, Pontiggia: "Fermare il
progetto e consultare agricoltori"

"Nell'assenza di una politica con la P maiuscola le aziende si muovono da aziende, in fin dei conti non sta a loro trovare gli equilibri sociali e ambientali", scrive l'ex consigliere comunale e presidente della commissione Ambiente Francesca Pontiggia. "Da anni gli imprenditori agricoli producono energia dai loro scarti. Se davvero si vuole costruire un nuovo modello di gestione di reflui zootecnici e sottoprodotti agroalimentari, ci si fermi con questo progetto, si convochi urgentemente in Amministrazione Provinciale un tavolo con chi realmente ci si deve sedere, in primis gli agricoltori, gli industriali, le parti sociali e le autorità sanitarie/ambientali"

Impianto per la produzione di biometano al Bosco ex Parmigiano, argomento che sta tenendo banco da fine marzo, da quando a Gerre de Caprioli i residenti hanno preso coscienza dell’iniziativa di A2A attualmente al vaglio autorizzativo.

Questa la lettera aperta alla politica locale firmata da Francesca Pontiggia, già consigliere comunale nel Comune di Cremona e presidente della commissione Ambiente.

“Per leggere bene il presente, spesso occorre fare passi indietro, e così, in questa domenica uggiosa, mi sono dilettata a ripassare alcuni passaggi politico-amministrativi che vorrei ripercorrere, alla luce dei recenti fatti.

Nell’ormai lontano 2020 venne stipulato, dal Comune di Cremona, un accordo di programma con AEM, A2A, LGH e Padania Acque, uno schema di protocollo d’intesa per l’istituzione di uno steering committee (banalmente un comitato direttivo, ma in inglese fa più 2030) di analisi e sviluppo del territorio comunale in linea con i principi di “economia circolare”.
Le finalità del comitato erano virtuose, e qualche buona idea l’hanno proposta. Parallelamente si decideva che un pezzo di Parco sovracomunale del Po e del Morbasco poteva trasformarsi in “parco per l’economia circolare”.

Il tavolo si prefigge, partendo da un’analisi dell’attuale situazione relativamente alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti di Cremona e del territorio provinciale e dei consumi energetici civili della città di Cremona, di tracciare linee di intervento in questi ambiti nell’ottica degli indirizzi forniti dalla Comunità Europea e dal Green New Deal. Il tutto tenendo conto dei principi di uno sviluppo teso a individuare la sostenibilità finanziaria, quella ambientale e sociale, al fine di sviluppare a Cremona un progetto ambientale olistico esemplificativo delle possibilità offerte anche dalle nuove tecnologie. Per pietà sorvolerò sul fatto che tra gli intenti veniva citata la volontà di chiudere il termovalorizzatore.
Ora, per comprendere al meglio il presente, è bene specificare alcune cose:

l comune di Cremona non ha alcuna competenza sul ciclo integrato dei rifiuti a livello provinciale, competenza propria della Regione che ne stila un piano. Inoltre i rifiuti di circa metà del territorio non sono gestiti da A2A o LGH, ma da altre aziende tra cui Casalasca Servizi e ASPM.
Il comitato propose alcune progettualità, tra cui il famoso Biometano, riscaldato dal termovalizzatore (che doveva essere spento), con annesso impianto di produzione alghe (probabilmente per smaltire la CO2 prodotta in eccesso dal biometano).
Ohibò, nessuna delle aziende sedute al tavolo trattava o produceva reflui zootecnici, insilati o sottoprodotti dell’industria alimentare…tanto meno sushi bar, e allora come siamo arrivati qua?

A2A fa business, produce utili per gli azionisti nel fornire servizi ai cittadini (ai o per…) e con la situazione tra Russia e Ucraina produrre anche solo pochi metri cubi di gas, strapagati dagli incentivi (quindi dai cittadini) è un’attività che va presa in seria considerazione.
Nell’assenza di una politica con la P maiuscola le aziende si muovono da aziende, in fin dei conti non sta a loro trovare gli equilibri sociali e ambientali.
Costruire l’impianto in quella posizione rischia, tra le altre criticità, di rendere sia via Bosco che i comuni di Gerre de Caprioli e Bonemerse invivibili a causa dei continui passaggi dei trattori con le autobotti, per non parlare delle emissioni odorigene che potrebbero riguardare anche il comparto di via Giordano (è questa la riqualificazione promessa?) e via Giuseppina.

Il nostro territorio è diventato grande nel mondo grazie ai violini, ma soprattutto a un’agricoltura d’eccellenza d’avanguardia, a un’industria siderurgica moderna e capace, a tanti imprenditori che si sono adoperati per lavorare anche i sottoprodotti (vedasi il polo della cosmesi).

Da anni gli imprenditori agricoli producono energia dai loro scarti, A2A o lo steering committee non si sono inventati nulla.
Se davvero si vuole costruire un nuovo modello di gestione di reflui zootecnici e sottoprodotti agroalimentari, ci si fermi con questo progetto, si convochi urgentemente in Amministrazione Provinciale un tavolo con chi realmente ci si deve sedere, in primis gli agricoltori, gli industriali, le parti sociali e le autorità sanitarie/ambientali.
Probabilmente, da un tavolo più competente (nel senso stretto di persone che quotidianamente si occupano di questo), usciranno soluzioni con impatto socio-economico-ambientale più positivo”.

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