Cronaca

Gaia, caso archiviato. Ma la famiglia
chiede la riapertura delle indagini

E’ stata archiviata, a distanza di sei mesi, l’indagine sulla scomparsa di Gaia Randazzo, la 20enne estetista palermitana residente con la famiglia a Paderno Ponchielli, frazione Acqualunga Badona, sparita dal traghetto Superba partito da Genova alle 23 di giovedì 10 novembre e arrivato al porto di Palermo venerdì verso le 20. L’inchiesta, inizialmente aperta dalla procura di Palermo con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio contro ignoti, è chiusa. Ma la famiglia non ci sta: attraverso l’avvocato Vito Alberto Spampinato, del Foro di Milano, mamma Angela Palazzolo, papà Rocco e il fratello maggiore Giacomo chiederanno la riapertura delle indagini. “Molte cose non ci convincono”, ha detto il legale. “La procura di Palermo ha chiuso il caso molto frettolosamente, ma secondo noi mancano accertamenti rilevanti. Dalla visione del fascicolo penale è scandalosamente insufficiente l’accertamento che l’autorità giudiziaria ha condotto fino ad oggi. La famiglia vuole una risposta, qualunque essa sia. Per questo non ci fermeremo”.

L’avvocato Spampinato

Ancora una volta mamma Angela e papà Rocco hanno voluto lanciare un appello: “Chiunque sappia o abbia visto qualcosa di utile per capire cosa sia successo a Gaia, parli, anche restando nell’anonimato”. La famiglia della giovane non riesce a credere che Gaia si sia potuta togliere la vita, non c’era nulla nel suo comportamento che lo avesse minimamente fatto sospettare, ma è anche disposta ad accertarlo. Nulla, però, deve essere lasciato intentato. L’avvocato Spampinato ha rilanciato: “E se Gaia fosse stata rapita o fosse stata vittima di una azione violenta finita male o di un incidente? Oppure può aver deciso lei stessa di andarsene e di non farsi più trovare. Tutto questo deve essere appurato”. Sulla nave, secondo il legale, non sono stati effettuati sufficienti accertamenti: “nel video girato da un passeggero delle perquisizioni sui mezzi in uscita dalla nave si nota che i controlli sono stati risibili. Nel fascicolo, inoltre, manca sia l’elenco dei passeggeri che un fascicolo fotografico del luogo in cui è avvenuto il fatto. Nulla neanche su cosa possano aver ripreso le telecamere”.

Quel giovedì 10 novembre la 20enne si era imbarcata con il fratello di 15 anni per andare a trovare la nonna a Palermo e trascorrere una vacanza. I due ragazzi erano nella stanza 5 dove erano state loro assegnate due poltrone. Era stato proprio il fratellino più piccolo, attorno alle 7.30 della mattina di venerdì, a lanciare l’allarme dopo la sparizione della sorella, che aveva lasciato al suo posto  il giubbotto nero con dentro il cellulare e lo zaino. La felpa blu che Gaia indossava era stata trovata legata su una panchina del ponte numero 9 con un nodo fatto con le due maniche. L’ipotesi di chi ha indagato è che la ragazza possa essersi gettata in mare per colpa di una delusione amorosa. L’analisi dei tabulati telefonici e del messaggio che Gaia aveva scritto al giovane al quale era legata hanno fatto propendere per il gesto estremo. Nel messaggio, mai partito per assenza di campo, lei gli chiedeva perdono per il gesto che stava per compiere.

Il giovane aveva spiegato di non essersi accorto che Gaia fosse in uno stato di forte sofferenza psicologica. I due ragazzi si erano sentiti anche la sera della scomparsa della 20enne, ma l’ex fidanzato, che la ragazza aveva lasciato qualche giorno prima di partire, ha sempre ribadito di non aver mai percepito nulla di strano nel comportamento di Gaia.

Per gli inquirenti, però, non ci sarebbero dubbi. La tesi del suicidio sarebbe suffragata da quanto trovato nel telefonino, a partire dalla nota scritta il giorno prima della partenza e modificata la sera sul traghetto: “È colpa di tutti e di nessuno allo stesso tempo. Le persone non mi vanno a genio, quindi… Non importa, alla fine moriremo tutti”. E poi un’altra frase apparsa su un video: “Io ti amo e proprio per questo me ne vado, perché non sei felice con me. Spero che trovi qualcuno che ti dia l’affetto giusto”. E ancora il messaggio mai inviato: “Ti amo, scusa per tutto. 3:28 addio (Chiamatelo)”. Sullo sfondo ci sono le braccia di Gaia, una mano e una foglia a forma di cuore. Dall’esame dei tabulati telefonici, inoltre, era emerso che la giovane avrebbe fatto al suo ex fidanzato 45 chiamate whatsapp, forse interrotte per mancanza di rete, tra le 21:50 e le 22:30. Infine un video in cui Gaia, che sembrava turbata, si era ripresa con il suo telefonino sul ponte, e un selfie fatto in coperta. Da quando risulta dall’analisi del telefono, fino alle 3,45 la giovane aveva fatto attività con il cellulare, guardando alcune pagine di acquisti online scaricate su una serie di prodotti di suo interesse. “L’espressione triste di una ragazzina di quell’età non mi scandalizza”, ha detto l’avvocato Spampinato. “Molte adolescenti soffrono di alti e bassi di umore. Si era lasciata con il fidanzato, è vero, ma da lì a suicidarsi ce ne passa…”.

 

In una delle puntate della trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” dedicate alla scomparsa di Gaia, alcuni viaggiatori avevano segnalato che a bordo di quella nave ci sarebbero stati poca sicurezza e pochi controlli. Una donna aveva sostenuto di essere stata molestata, mentre un altro passeggero che quel 10 novembre era a bordo aveva raccontato di aver visto tanti ubriachi molesti. In seguito a quelle testimonianze, la Compagnia “Grandi Navi Veloci s.p.a” aveva diffuso una nota nella quale precisava che “era regolarmente attivo il servizio di security”, mentre sul presunto abuso eccessivo di alcol, la Compagnia aveva chiarito di non aver ricevuto lamentele o comunicazioni al riguardo, e che dall’analisi dei registri tra l’inizio dell’imbarco e il mattino successivo, risultava la vendita di “17 bottiglie di birra da 33 cl e 6 bottiglie di vino da 25 cl, a fronte di circa 300 passeggeri imbarcati”.

Dov’è finita Gaia?. Cosa le è successo?. Per il legale della famiglia, “bisogna capire quali siano stati i suoi movimenti sulla nave quella notte. Ci sono mille motivi per dubitare che si è trattato di un suicidio. Per questo chiederemo la riapertura del caso”.

Sara Pizzorni

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