Cronaca

Lavori in corso nella ex Manfredini
Pizzetti: "Un futuro per la città"

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FOTOGALLERY FRANCESCO SESSA

I lavori nell’ex caserma Manfredini, abbandonata da anni, stanno riguardando in questa fase le demolizioni delle aggiunte che negli ultimi decenni erano state fatte nella caserma istituita dalla repubblica Cisalpina, al posto del soppresso monastero della SS.Annunciata (1768). Dal 1818 al 1835 si susseguirono ripetuti interventi edilizi nel comparto; nell’estate del 1878 la caserma ospitò ben 10 batterie d’artiglieria facenti parte del II Corpo d’Armata speciale e l’anno dopo la sua fisionomia era quella che è durata fino ai giorni nostri. In quegli anni all’occupazione francese era già succeduta quella austriaca.

Le ultime modifiche vennero fatte negli anni ’80 del secolo scorso quando la caserma era sede del distaccamento del 4° reggimento artiglieria Missili Contraerei.

La storia recente dell’ex complesso militare vede protagonista l’amministrazione comunale di Cremona, desiderosa di avviare un processo di rigenerazione urbana attraverso l’intervento diretto presso il Demanio militare dell’ex senatore, poi deputato, Luciano Pizzetti, che oggi vede concretizzarsi un processo lungo e laborioso, fatto di mediazioni tra i diversi ministeri competenti e di continui cambiamenti di rotta.

“Cremona oggi investe sul futuro di se stessa e sulla formazione delle giovani generazioni”, ci spiega a margine dell’incontro di ieri presso la sede di Finarvedi. “L’operazione di recupero che si sta attuando è di grande rilevanza, da un lato determinata dal pubblico e dall’altro dalla visione straordinaria da parte della Fondazione Arvedi Buschini.
“La Manfredini ha rappresentato un percorso particolarmente complicato, condotto tra ministero della Difesa dell’Interno, dell’Economia. Si era partiti con un’altra idea, quella di farne una cittadella della sicurezza, e non si può dire che sia naufragata. Piuttosto è vero che a un certo punto è subentrata la novità del recupero di Santa Monica a sede universitaria. Da lì è sorta l’idea di immaginare la cittadella universitaria e il destino della caserma Manfredini è cambiato”.

Tra i momenti fondamentali e più tribolati, il passaggio del comparto di oltre 30mila mq dal Demanio militare a quello civile, con annessi cambi di figure dirigenziali in itinere.
“La cosa importante – spiega ancora Pizzetti – oltre a due università che collaborano, è che viene centrato anche l’obiettivo sociale sul fronte della sicurezza in quanto si è avviato un processo che nei prossimi anni porterà Questura e Polizia Stradale nella nuova sede di via Sesto e i Carabinieri nella caserma attualmente occupata dalla Stradale. Lo Stato ci guadagnerà, venendo meno gli affitti passivi, riducendo così le spese correnti a vantaggio dell’investimento su via Sesto”.

Fondamentali, in questo processo, le risorse messe a disposizione da Fondazione Arvedi Buschini, “non credo che ci siano altre città che possano godere di tanti interventi fatti da un privato.
Come tale, è legittimo che faccia i suoi interessi, ma il fatto che rilasci consistenti ricadute sul territorio è un lascito assolutamente positivo per la città. Le vicende che precedono questo recupero sono lunghe e complicate, la visione e la determinazione della Fondazione Arvedi e di Mario Caldonazzo, stanno a significare un mettersi al servizio dell’interesse generale della città”.

Per un certo periodo, prima che si arrivasse a questo, l’ex Manfredini ha rischiato di diventare hotspot per immigrati, tema ancora molto attuale. Cremona, con le sedi di Cattolica e Politecnico a due passi di distanza, può ambire a diventare competitiva come città universitaria rispetto a Milano, dove come noto la vita per gli studenti fuorisede ha assunto costi proibitivi.

“Il processo di cambiamento e innovazione – conclude Pizzetti – si arricchisce dal punto di vista delle strutture. E ai tanti detrattori che lamentano ad esempio le buche nelle strade dico che è verissimo che queste sono un problema importante da risolvere, ma che ciò nulla toglie a questi grandi investimenti grazie ai quali si evita che questa città finisca nel dimenticatoio”. gbiagi

 

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