Area Donna, Cgil: "Torni a essere
gioiello della sanità pubblica"
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La recente inaugurazione di una “Area Donna” presso la Casa di Cura Ancelle della Carità di Cremona ha scosso l’opinione pubblica e riacceso le preoccupazioni delle pazienti in cura nella struttura ospedaliera Area Donna – Breast Unit che da un anno a questa parte hanno visto ridimensionato il servizio. A intervenire, ora, è anche il mondo sindacale, che rimarca una situazione paradossale: “Il servizio Area Donna, valido esempio di medicina di genere, viene destrutturato dalla Asst Cremona mentre alle Ancelle, privato convenzionato, ci investono, inaugurandolo alla presenza di vertici pubblici” sottolinea Sabrina Negri, segretaria generale Fp Cgil Cremona.
“Senza demonizzare l’attività legittima del privato e senza mettere in discussione la professionalità di chi vi opera, come Fp Cgil cremonese vogliamo però evidenziare come questo sia l’ennesimo esempio di come le idee, le risorse e le competenze vengano sottratte alla gestione della sanità pubblica per passare nelle mani della sanità privata che ne adotta, in modo emblematico, anche il nome.
Regione Lombardia ha equiparato sanità pubblica e sanità privata, contrapponendole in regime concorrente. Politica e istituzioni, con chiari segnali, stanno compiacendo di fatto un sistema volto a smantellare il Servizio sanitario nazionale. È palese, dunque, come questa importante opera sia avallata da chi dovrebbe difendere il perimetro pubblico e rilanciare l’area donna dell’ospedale cittadino che invece, contrariamente alle rassicurazioni sbandierate, continua, appunto, a essere “riorganizzata”, ma nei fatti ridimensionata e depotenziata”.
Il sindacato si rivolge quindi alla Asst Cremona “che Area Donna torni a essere quel gioiello della presa in carico globale, in un unico spazio di cura e veramente a misura di donna che è sempre stato. Per poter rispondere a tutte le donne, in qualsiasi condizione, secondo principi di universalità e di inclusione”.
Si chiede, inoltre, “nel rispetto di pazienti, dipendenti e di tutta la cittadinanza, fornisca una motivazione valida rispetto ai propri intenti. I servizi pubblici vanno rafforzati e non ridotti, i diritti ampliati e non esclusi: alla medicina di genere va lasciato e dato il suo spazio, al Cancer Center va trovato. Crediamo inoltre che nella sanità pubblica vadano incentivati di più e meglio gli ambiti della prevenzione, non ancora definiti e sicuramente non potenziati dall’ennesima riforma sanitaria regionale, che solo sulla carta sviluppa la rete territoriale”.