Cronaca

Insediato a Trieste mons. Trevisi:
"Devo imparare a fare il vescovo"

E’ in corso la celebrazione per l’insediamento a Trieste del nuovo vescovo, il cremonese mons. Enrico Trevisi, nella Cattedrale del capoluogo friulano. Presente una folta delegazione proveniente da Cremona e soprattutto dalla parrocchia di Cristo Re. Ma anche la famiglia Arvedi ha voluto essere vicina al neo-vescvovo. Al collo, la croce pettorale regalatagli dalla parrocchia di Cristo Re la scorsa domenica, nel giorno del suo saluto. Il monile rappresenta il popolo di Dio, con il vescovo al centro, lo Spirito Santo in alto, e attorno il popolo e i sacerdoti. L’immagine, richiama anche il mosaico della chiesa di Cristo Re.

Ad accogliere il presule sono state prima di tutto le autorità locali, a partire dal sindaco, Roberto Dipiazza, che ha portato ufficialmente i saluti di tutta la città, “che l’accoglie e si stringe a lei, che oggi assume quell’importante ruolo di guida e di pastore al quale è stato chiamato”. Il sindaco ha salutato il vescovo uscente, mons Crepaldi, e ha ricordato la storia cittadina, segnata da momenti importanti.

“Insieme e uniti, capaci di ascoltare le ragioni di ognuno nel rispetto di tutti, abbiamo il dovere di costruire una società più giusta” ha evidenziato Dipiazza. “Certo non è cosa facile, ma se sapremo ascoltare la voce e le regioni dell’umanità potremo sviluppare, valorizzare e attualizzare ancora e sempre meglio le parole del papa santo, Giovanni Paolo II che, proprio da questo colle di san giusto, nel 1992, esortava Trieste ad essere “patria del dialogo”.

Abbiamo scelto e voluto percorrere quella via, anche con fatica, e in questa direzione vogliamo continuare ad andare. Lo abbiamo fatto anche attraverso la testimonianza di grandi vescovi come mons. Antonio Santin, mons. Lorenzo Bellomi, mons. Eugenio Ravignani, il caro arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi e ora con lei, mons. Enrico Trrevisi, un pastore illuminato e aperto, una guida spirituale e di umanità che ha molti talenti da valorizzare e far crescere e che saprà essere un essenziale e sempre prezioso punto di riferimento per la comunità cattolica e per l’intera nostra città”.

Benvenuto anche dal vescovo uscente, mons. Crepaldi, che ha definito questa domenica “un giorno di grazia e di gioia, di cui essere profondamente riconoscenti al Signore per averci affidato alla cura pastorale di Mons. Enrico che ci aiuterà ad avanzare con sicurezza sul cammino della perfezione cristiana. Ora siamo invitati tutti – sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, fedeli laici – a stringerci con affetto e nell’obbedienza al nuovo vescovo, assicurandogli la nostra fervorosa preghiera perché possa espletare con fedele generosità il suo ministero, che sappiamo essere spesso un ministero crocifisso”.

Grande gioia anche nelle parole del patriarca, di Venezia e presidente della Conferenza Episcopale del Triveneto, Francesco Moraglia: “ Con te, carissimo Vescovo Enrico, chiediamo al Signore – attraverso l’intercessione di Maria – che la Chiesa di Trieste esprima sempre la sua storia, la sua cultura, le sue peculiarità e, insieme, sia sempre più radicata nella comunione anzitutto con Cristo e, poi, con le Chiese sorelle, attenta, consapevole, partecipe, solidale con gli uomini e le donne del nostro tempo” ha detto. “Non basta stare di fronte alla realtà, ossia alle situazioni di sofferenza e crisi del nostro tempo; una Chiesa deve starvi “dentro”, abitarle con passione e simpatia, nell’amore e nella verità, sapendo che solo tenendo insieme verità ed amore sull’uomo si trasmette la redenzione, il dono pasquale di Cristo”.

E’ quindi iniziata la messa, davanti ad una platea attenta ed emozionata: da un lato i fedelissimi di mons. Trevisi, che lo hanno accompagnato in questo suo nuovo viaggio, dall’altro i membri della sua nuova Diocesi, quelli che lo seguiranno da adesso in poi. L’emozione non è mancata nella voce del presule, durante l’omelia pronunciata al termine della lettura del Vangelo. Trevisi ha prima di tutto salutato i presenti, dai fedeli alle autorità civili e religiose. “È stato bello poco fa incontrare le famiglie e i bambini al Santuario di Monte Grisa: abbiamo pregato perché la nostra Chiesa diventasse una “famiglia di famiglie” lasciandoci contagiare dal quel sano stile familiare che trasuda di complicità, di pazienza, di reciproco ascolto, di corresponsabilità, pur dentro le fatiche, le stanchezze, le inadempienze che tutti ci portiamo appresso. Abbiamo pregato per la pace” ha detto0.

Mons. Trevisi ha citato alcune difficili situazioni che sta vivendo la città di Trieste: “Sto seguendo con preoccupazione le sorti della Wartsila e dei suoi lavoratori (e so di altre aziende in difficoltà). A volte la tristezza è per l’apprensione per i posti di lavoro, per il futuro delle famiglie, per un’economia e una politica che non trovano le giuste tutele per i giovani, per le donne, per le persone fragili. Non vuole essere un’accusa, ma la costatazione che abbiamo davanti tutti un lavoro immenso, che tutti siamo chiamati a partecipare per la costruzione di una città dell’uomo più conforme a una famiglia umana dove ciascuno possa sentirsi a casa, dunque accolto, stimato, protetto, valorizzato. Dove ciascuno dà il meglio di se stesso”.

Ha quindi citato don Primo Mazzolari, “prete cremonese che sapeva guardare al futuro con spirito profetico, commentando questo brano di Vangelo diceva: “Chiunque si interroga col cuore in mano scopre la sproporzione tra ciò che forma la sua vera aspirazione e quello che quaggiù è guadagnabile”, Ma Gesù si accosta. Siamo chiamati a cogliere, magari nelle sembianze di quello straniero che cammina con noi, parole che danno senso, che consentono di comprendere una direzione della storia che non sapevamo intravvedere. L’amarezza lascia il posto ad un cuore che arde” (QUI il testo dell’omelia completo).

Al termine della celebrazione, il neo-vescovo ha ringraziato nuovamente tutti, con “un saluto caro e una benedizione speciale ai parrocchiani di Cristo Re e agli amici venuti da Cremona. Il tempo è superiore allo spazio, alle distanze geografiche. L’amicizia continua”.

Ma anche alla gente di Trieste: “Quanti messaggi, quante preghiere, quanti segni di affetto, quanta attesa per un cammino di fede da compiere insieme” ha sottolineato Trevisi. “Iniziamo nel nome del Signore, alimentati dalla sua Parola e dall’Eucaristia.  Dio Benedica Trieste. Dio Benedica ogni famiglia. Dio Benedica ogni comunità: di lingua italiana, di lingua slovena, di ogni lingua. Dio Benedica ogni persona nel cammino che sta facendo, perché ritrovi speranza e luce. Dio Benedica i più fragili, per i quali ha sempre avuto una predilezione: i poveri, i malati, i disabili, i peccatori… e oggi aggiorneremmo aggiungendo: i disoccupati, i profughi, i falliti, i discriminati”.

Infine il ringraziamento è andato alle autorità civili, militari, e del mondo del lavoro, della scuola e dell’Università, del volontariato e della cultura. “Dio benedica il vostro impegno per il bene comune. Su questa strada ci ritroveremo a pensare, progettare, lavorare, sperare…”. E ancora, “Ringrazio voi fratelli e sorelle di altre confessioni cristiane. Lo Spirito ci porti ad osare cammini di fraternità, di stima e rispetto, di autentica riconciliazione. Maria, Madre della riconciliazione ci sostenga. Ringrazio voi, carissimi vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, voi tutti collaboratori pastorali. Cammineremo insieme, come fratelli e sorelle. Ljubljeni bratje in sestre”.

“Devo imparare a fare il Vescovo” ha concluso Trevisi. “Confido sulla vostra misericordia (e chiedo scusa fin da ora per i miei limiti) e sul vostro sostegno generoso e intelligente, perché impari a cogliere l’aiuto di Dio che viene incessantemente, non solo per la sua grazia che illumina il cuore, ma anche per la testimonianza di questo santo popolo di Dio”. 

Laura Bosio – Federica Priori (inviata a Trieste)

 

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