Cronaca

Agli arresti domiciliari violenta
una ventenne. Pena di 6 anni

Condannato a sei anni e un mese per violenza sessuale. Questa la sentenza emessa oggi dal collegio dei giudici nei confronti Mahmud, un egiziano residente a Soresina che la sera del 26 marzo del 2021, mentre era agli arresti domiciliari a casa di un amico, aveva palpeggiato con violenza nelle parti intime una ragazza cremasca di 20 anni. Una giovane non credibile, per la difesa, in quanto tossicomane, ma che invece i giudici hanno ritenuto attendibile.

L’avvocato Priori

La 20enne, amica del proprietario dell’abitazione, aveva accettato di passare la serata nel suo casolare per comprare e consumare droga. Qui, ai domiciliari, c’era anche l’imputato, che improvvisamente l’aveva afferrata, bloccandola per le braccia e palpeggiandola. Alla ragazza, parte civile attraverso l’avvocato Guido Priori, l’imputato dovrà versare un risarcimento di 10.000 euro.

A Soresina, la giovane era arrivata in treno da Crema. Una volta in casa dell’amico aveva acquistato cocaina per circa 70 euro, poi era stata violentata dall’imputato. Verso l’una era tornata in stazione, ma a quell’ora non c’erano più treni. Aveva quindi telefonato alla madre spiegandole l’accaduto e chiedendole di raggiungerla.

“Lei non voleva nè denunciare, nè farsi accompagnare al pronto soccorso”, ha detto il pm. “E’ stata la madre a insistere, e questo avvalora la credibilità della vittima. Quella sera aveva assunto stupefacenti in poca quantità, era quindi lucida”. “Genuina e credibile”. Così ha detto a sua volta l’avvocato di parte civile Priori.

“Ho rifiutato quelle avances, e non solo perché ho tendenze sessuali diverse”, aveva detto la giovane in aula, che aveva ammesso l’uso di droghe. “Sono una tossicodipendente e consumare droga per me era irresistibile”.

Secondo l’avvocato della difesa Luigi Lupinacci, quella violenza sessuale sarebbe stata solo una scusa per giustificarsi con la madre che all’una di notte era stata costretta ad andarla a prendere. “Conosco il posto”, ha detto il legale. “Si tratta di un casolare sporco e trasandato, ma non è abbandonato. È in pieno centro, vicino alla chiesa. E l’appartamento era un bilocale”. Non credibile, per la difesa, che la ragazza possa aver subito una violenza in un bilocale con dentro quattro persone”.

Ma i giudici hanno creduto alla vittima, condannando l’imputato ad un mese in più di quanto chiesto dal pm. La motivazione sarà depositata entro 60 giorni.

Sara Pizzorni

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