Bimbo conteso, la lotta della
madre: non lo vede da 18 mesi
Una mamma separata sta lottando con tutte le sue forze per riuscire a tornare a vivere con il suo bambino di 8 anni che il padre ha tenuto con sé nonostante un decreto emesso nel 2020 dal tribunale di Cremona avesse riconosciuto l’affido congiunto, con collocamento prevalente del minore dalla madre e con la possibilità per il padre di vederlo nei fine settimana. Il decreto è tuttora in vigore.
Alessandra è una donna di 39 anni con due figli nati da due padri diversi. C’è il suo bimbo di 8 anni e una bambina di 4, di cui i genitori hanno l’affidamento congiunto.
L’incubo, per lei, è cominciato a fine settembre 2021, quando, nervosa e sotto stress, ha rimproverato duramente il figlio che non smetteva di fare i capricci. In casa c’era anche l’educatrice che quel rimprovero non lo ha lasciato passare. E’ scattata così una segnalazione ai servizi sociali che hanno momentaneamente allontanato i due bambini dalla madre, disponendo che stessero due settimane con i rispettivi padri. Passate le due settimane, mentre la bimba è rientrata dalla madre, il fratello è stato trattenuto dal padre che vive in un’altra provincia. Nonostante i solleciti degli assistenti sociali, l’uomo è stato irremovibile, giustificando la sua decisione con la paura che la ex compagna potesse fare del male al bimbo.
Dal metà ottobre del 2021 Alessandra vive sola con la figlia. Il figlio maschio non è più tornato, e per cinque mesi, fino al marzo del 2022, non è nemmeno andato a scuola. “In un anno avrò visto mio figlio solo una decina di volte”, ha detto mamma Alessandra, che in questa lunga battaglia per riavere il suo bambino è affiancata dall’avvocato Paolo Brambilla. “Quelle poche volte che l’ho visto sono stati incontri saltuari, di nemmeno un’ora, sempre alla presenza degli educatori. Incontri organizzati anche di sera, quando il bimbo era stanco, era nervoso e piangeva. Mi ha accusata di essere una cattiva mamma, che gli ho fatto fare una brutta vita, ma il giorno dopo quell’episodio di settembre, quando a casa l’avevo sgridato, lui mi ha fatto un disegno con un cuore”.
La causa civile intentata dal padre per ottenere l’autorizzazione del tribunale a far terminare la seconda elementare al figlio, che ha la residenza a Cremona, in una scuola di un’altra provincia, si è conclusa con l’autorizzazione della madre, ma si è poi trasformata in una causa per l’affido del minore.
Nell’agosto del 2022 è stata disposta una consulenza tecnica d’ufficio per capire come ricollocare il bimbo. Il consulente non ha manifestato pregiudizi nei confronti della madre come genitore, ma ha ritenuto che sarebbe devastante spostare il bambino in un altro contesto dopo un anno e mezzo, suggerendo un percorso psicologico affinchè il minore torni gradualmente a stare dalla madre. I giudici dovranno decidere. In corso, oltre alla causa civile, ci sono anche tre procedimenti penali, di cui uno per sottrazione di minore nei confronti del padre.
Sara Pizzorni