Ambiente

"Da consigliere che votò l'accordo
Lgh-A2A dico no al biometano"

L'intervento di Luigi Lipara, residente al Bosco, tra i primi firmatari della petizione che ha chiesto al Comune di Cremona di opporsi all'impianto di A2A, chiedendo le massime tutele ambientali.

Il sito del previsto impianto di A2A visto da via Diritta, ccanto ai camini del termovalorizzatore

La politica cremonese si trova oggi a un bivio: può provare richiudere la ferita democratica aperta in città dallo strappo di trent’anni fa dando un segnale di prossimità al sentimento profondo dei cittadini che chiedono di non portare in città questa tecnologia così impattante o arroccarsi sulla linea dell’autoreferenzialità e cedere alle spinte speculative di operatori che si propongono di far fronte alla crisi energetica contingente, incuranti delle conseguenze ambientali a breve, medio e lungo periodo e delle lacerazioni sociali che questo modello di sviluppo industriale continua a generare, anche nelle comunità locali”.

Luigi Lipara

E’ la conclusione a cui giunge Luigi Lipara, già consigliere comunale del Pd nella prima Giunta Galimberti e residente a Bosco ex Parmigiano, in un intervento che ripercorre la cronologia degli insediamenti di Aem, poi Lgh, ora A2A tra via San Rocco e via Bosco. Interviene oggi soprattutto come residente nella frazione cremonese. Il riferimento a trent’anni fa è alla scelta dell’allora municipalizzata del Comune di Cremona di realizzare proprio qui, accanto alla ex discarica di San Rocco, il termovalorizzatore.

“Per meglio comprendere – aggiunge Lipara – il contesto ambientale e sociale nel quale questo nuovo progetto va ad inserirsi, configurando quella che definirei la ‘terza area industriale a pezzettini’, è necessario ricordare che il quesito del referendum consultivo del 1994 (il cui esito fu poi violato dalla scelta di costruire comunque l’inceneritore) riguardava precisamente la localizzazione dell’impianto in quel sito, ritenuto inidoneo anche sulla base di uno studio realizzato, ai tempi, dall’ENEA.

Oggi come allora è nota la capacità delle aree industriali di generare automaticamente nuove trasformazioni perché nel tempo, a prescindere dalla loro compatibilità con il contesto di prossimità alla città, sono le logiche economiche e produttive, quando non quelle speculative, a spingere verso la colonizzazione dei siti sui quali esse insistono.

Tant’è, che nella relazione di studio preliminare ambientale depositata da A2A, la scelta del sito in cui realizzare il nuovo impianto è motivata proprio dalla sua vicinanza “all’impianto a biomasse legnose di Linea Green S.p.A. e a poche centinaia di metri dal termovalorizzatore di Linea Ambiente Srl, in un contesto quindi già fortemente antropizzato, nel quale sono già presenti impianti tecnologici per la produzione di energia…”
Non gli oppositori alla realizzazione dell’impianto, quindi, ma la stessa azienda proponente ammette che ‘negli ultimi decenni il contesto rurale tipico della pianura cremonese che caratterizza il sito è stato progressivamente affiancato da fasce sempre più ampie di antropizzazione che sono giunte a lambire l’area oggetto di intervento'”.

La conclusione dell’intervento che riproduciamo integralmente qui in allegato, fa anche riferimento alla scelta politica fatta da Lipara e da tutto il Pd nel primo mandato Galimberti: “E’ proprio da ex amministratore di questa città che introduco la considerazione conclusiva di questo mio contributo al dibattito, in quanto fu proprio nella veste di consigliere comunale di maggioranza che durante il primo mandato Galimberti votai a favore degli atti di indirizzo politico che consentirono ad AEM di procedere, con atti successivi, alla ratifica della partnership tra LGH ed A2A, nel contesto del rafforzamento della cosiddetta Multiutility dei territori.

Oggi come allora resto convinto che quell’indirizzo fosse necessario per aprire la strada al risanamento della grave posizione debitoria della patrimoniale del Comune e per la tutela dei numerosi posti di lavoro in gioco nelle aziende del gruppo LGH, sempre meno competitive in un mercato molto aggressivo.

Oggi come allora condivido con il Sindaco la soddisfazione per l’esito di quelle scelte che, ispirate alla difesa del patrimonio cittadino, hanno consentito di ripianare in brevissimo tempo i conti di AEM che è tornata a distribuire dividendi indispensabili per gli equilibri del bilancio comunale. Oggi come allora sono fiero di aver tutelato famiglie, aziende costruite con investimenti del territorio nei decenni precedenti, servizi essenziali di qualità. Ma è con quello stesso spirito che oggi faccio appello alla politica affinché ascolti e raccolga il forte grido di una comunità che continua a pagare a carissimo prezzo le conseguenze di modelli di sviluppo incompatibili con le caratteristiche climatiche e geografiche della Pianura Padana, se si considera che nella sola provincia di Cremona sono già attivi circa 170 impianti per la produzione di biogas”.

 

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