Chiesa

Domenica delle Palme celebrata
in processione fino al Duomo

Si è svolta questa mattina la solenne celebrazione della Domenica delle palme, con una processione, condotta dal vescovo, Antonio Napolioni, iniziata nella chiesa di Santa Maria Maddalena, sussidiaria di Sant’Imerio. “Entriamo in punta di piedi in questo mistero” ha detto il presule in apertura. “Con i segni di festa, ma con il silenzio nel cuore, consapevoli della sofferenza a cui Gesù va incontro e dei drammi umani che attendono da Dio la liberazione e la Pace”. A raccontare i dettagli è il sito della Diocesi.

Dopo la benedizione dei rami di ulivo, il corteo è partito in direzione della Cattedrale. La preghiera cantata, animata dalla corale dell’Unità pastorale Sant’Omobono, che in Duomo si è unita poi al coro della cattedrale, ha accompagnato il percorso lungo via Realdo Colombo, via Aporti e via Sicardo, fino all’ingresso nella piazza del Comune, dove i concelebranti – i Canonici del Capitolo e i sacerdoti dell’Unità pastorale – e i fedeli sono stati accolti dalle porte aperte della Cattedrale per la celebrazione della Messa della Passione del Signore, proclamata quest’anno durante la liturgia della Parola con la lettura del Vangelo di Matteo.

“Lui sia il vero protagonista di ciò che pensiamo e preghiamo” ha detto il vescovo nell’omelia. “Senza fretta di chiederci subito che cosa devo fare io, cosa dipende da me. Dipende tutto da Lui se io fisso lo sguardo su di lui”.

Monsignor Napolioni ha voluto ricordare la difficile situazione internazionale, quella della guerra: “E’ facendo Pasqua, tutti noi, che possiamo fare pace. Siamo nella Pasqua, siamo nel travaglio della salvezza e solo questa è la via della pace. Una via che passa anche dal Getsemani, dove Gesù, con il volto a terra, si abbandona a un’obbedienza d’amore, a una volontà che porta dentro, maturata progressiva mente dentro di lui con l’adesione all’amore del Padre”.

“Ecco – ha concluso la sua riflessione monsignor Napolioni – come Gesù entra nella Settimana Santa. Non dimentichiamolo. Proviamo a fissare i nostri occhi nei suoi, a condividere le nostre lacrime con le sue e a sciogliere le durezze del peccato per assumere la grinta della fede e la decisione della sequela, nell’adesione a quell’agonia del mondo che sta per generare il mondo nuovo”.

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