Ambiente

Biometano, l'iter riparte da zero
L'esperta: "Impianti noti da tempo"

Questa sera dopo il Tg di Cremona1 nella trasmissione Punto e a Capo interviene la responsabile del laboratorio Rozzi (Fabbrica delle Energie) del Politecnico, prof.ssa Elena Ficara. In studio il sindaco di Gerre de Caprioli Michel Marchi e in collegamento il capogruppo di FI in Comune Carlo Malvezzi

L'area dove dovrebbe sorgere l'impianto per la produzione di biometano è quella retrostante il termovalorizzatore

Riparte da zero l’iter autorizzativo per l’impianto di biometano a Bosco ex Parmigiano, estrema frazione ad est di Cremona, al confine con Gerre de’ Caprioli. L’azienda agricola proponente, Fragea Srl, acquisita da A2A, ha infatti ritirato l’istanza di esclusione dalla VIA depositata lo scorso ottobre in Provincia, specificando che “durante l’istruttoria, a seguito del confronto con gli Enti, sono emerse richieste integrative trasmesse dalla Provincia di Cremona (…) che hanno portato ad un approfondimento tale del progetto su tutti gli aspetti ambientali da preferire la scelta di proseguire l’iter autorizzativo dell’impianto tramite il percorso di Procedimento Autorizzatorio Unico (PAU)”. Un percorso omnicomprensivo che non si limita alla VIA ma comprende anche tutta una serie di pareri e di nulla osta (edilizi, ambientali ecc.) necessari non solo per la realizzazione dell’impianto ma anche per il suo esercizio successivo.

Il 29 marzo quindi il Settore Ambiente della Provincia ha archiviato la pratica precedente e adesso serviranno diversi mesi per arrivare al parere finale.

Sul progetto che sta animando sempre più la politica locale, si terrà questa sera, dopo il TG di Cremona1 sul canale 19, un approfondimento nella trasmissione  Punto e a Capo condotta da Giovanni Palisto. Oltre al sindaco Marchi e al capogruppo di FI in Comune Carlo Malvezzi, parteciperà la professoressa Elena Ficara, responsabile del laboratorio della Fabbrica dell’Energia del Politecnico di Milano, sede di Cremona, che da anni sta implementando le tecnologie degli impianti di biogas e più di recente di biometano, questi ultimi evoluzione dei precedenti in quanto in grado di togliere l’anidride carbonica dalla sostanza gassosa derivante dal processo anaerobico di digestione di materie organiche.

“Il processo – spiega Ficara –  avviene naturalmente in natura, dove non è presente ossigeno e dove c’è abbondanza di materia organica. Qui si sviluppano dei consorzi di microrganismi che sono in grado di smantellare la sostanza organica complessa producendo una materia gassosa che è il bio combustibile”. In parole povere: energia chimica raccolta negli scarti organici. “E’ un processo che si conosce da tempo, utilizzato inizialmente per il trattamento delle acque negli impianti reflui, attraverso il quale si riduce il consumo energetico della depurazione e che consente di recuperare energia che diversamente non sarebbe facile riutilizzare. Riducendo anche l’impatto ambientale associato alle sostanze organiche che se immesse nell’ambiente creano problemi importanti”, afferma la professoressa.

Negli impianti questo processo naturale acquista maggiore efficienza: “Infatti si vanno a controllare tutti i parametri da cui dipende la velocità della trasformazione e si riesce con maggiore efficienza a recuperare energia chimica”.

Negli ultimi anni e soprattutto nelle zone a vocazione agroalimentare questi impianti si sono sviluppati sempre più “perchè rispondono all’esigenza di smaltimento rifiuti, sicurezza energetica, svincolo dalle fonti fossili. L’Europa sta spingendo molto in questa direzione”. In provincia di Cremona esistono circa 170 impianti per una produzione di circa 100 MegaWatt; in Lombardia ce ne sono 600 e l’Italia è la terza in Europa per utilizzo di questa tecnologia.

E quanto al rischio odori, è pensabile che vi saranno “quelli che si sentono normalmente intorno alle aziende agricole durante la fase di concimazione; ma se gli impianti sono ben pensati, gli odori si possono limitare tramite soluzioni tecniche idonee”.

L’impianto previsto al Bosco sarà di maggiori dimensioni di quelli che già costellano la campagna cremonese e soprattutto, afferma Marchi “siamo di fronte allo smarrimento della vocazione agricola dalla quale erano nati i primi impianti, a favore invece di un utilizzo prettamente industriale, perchè questo impianto non sarà annesso ad una azienda agricola nella quale vengono prodotti i materiali da utilizzare, ma questi vi dovranno essere trasportati”. gbiagi

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