Spazio, con Spei Satelles decolla il messaggio di speranza di Papa Francesco
(Adnkronos) – Decollano con una inedita missione spaziale le parole del messaggio di speranza a tutta l’umanità che Papa Francesco pronunciò durante il lockdown del marzo 2020, con la Statio Orbis in Piazza San Pietro. Spei Satelles è “un unicum” nella storia dell’esplorazione spaziale e nella vita della Chiesa Cattolica e la missione decollerà il prossimo 10 giugno, dalla base spaziale di Vandenberg, in California, con un Falcon 9 di Space X. A bordo del piccolo satellite c’è un nanobook in silicio che riporta il messaggio di quella preghiera diventata una icona di speranza che continua il suo viaggio e che continua a chiamare all’azione gli abitanti del pianeta. Per significare questo impegno comune, camminando insieme al Papa, chiunque lo vorrà potrà partecipare al viaggio di “Spei Satelles” e farsi portatore di speranza e pace iscrivendo il proprio nome sul sito www.speisatelles.org. Il Papa, inoltre, al termine della prossima Udienza Generale, mercoledì 29 marzo, benedirà il satellite e il nanobook prima del suo trasferimento per le ultime verifiche tecniche prima del lancio. La missione è una iniziativa congiunta dell’Agenzia Spaziale Italiana, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Dicastero per la Comunicazione che hanno presentato Spei Satelles a Roma, nella Sala Marconi di Palazzo Pio XI, in occasione del terzo anniversario della Statio Orbis e nel decennale del pontificato di Papa Francesco. “Perché andare nello spazio? Perché lo spazio ha un fascino per tutti, specialmente per i giovani, perché lo spazio rappresenta il mistero universale” e “mandare un nano-book in orbita spazio significa riscrivere il messaggio che esso contiene” ha detto Monsignor Lucio Ruiz, Segretario del Dicastero per le Comunicazione, presentando la speciale missione spaziale. “Purtroppo – ha osservato Monsignor Ruiz – non è il Covid l’unica tempesta che colpisce l’umanità, oggi il mondo patisce questa ‘terza guerra mondiale a pezzi’ che copre di dramma tutta l’umanità. Ma ancora, ognuno di noi, nella propria vita, nella propria storia, sperimenta quella ‘tormenta’ che può far perdere la speranza. Per questo motivo la camminata della speranza si fa sempre attuale, si fa sempre necessaria, si fa sempre per ognuno di noi. Tutti abbiamo bisogno di sentire quel richiamo del Signore: ‘Perché avete paura? Non avete ancora fede?'”.”Per ciò, con il nanobook portato in cielo, che percorrerà l’orbita della terra nel piccolo satellite, vogliamo significare che quella preghiera, quella benedizione, e quell’appello universale, continuano oggi a farsi presenti per tutti gli uomini di buona volontà e a chiedere di partecipare essendo costruttori di pace e speranza” ha sottolineato ancora Monsignor Ruiz.
Era proprio il 27 marzo del 2020 quando Papa Francesco, in una sera buia, completamente solo è salito sul sagrato di una piazza San Pietro insolitamente deserta e bagnata da una pioggia intensa. Papa Francesco pregava per ridare speranza a un mondo disorientato dalla pandemia. E la potenza delle immagini e le parole del Santo Padre hanno segnato il mondo. A distanza di tre anni dalle storiche immagini del Santo Padre in Piazza San Pietro, in pieno lookdown, diventano un messaggio di speranza per l’umanità che con questa inedita missione decolla alla volta dello spazio per raggiungere e coinvolgere sempre più persone. A partire da quel 27 marzo del 2020 sono nate diverse iniziative affinché questo evento non venisse dimenticato ma anzi mantenesse la sua forza trainante per andare non solo oltre la pandemia, per rendere più forti e ricchi di speranza in ogni momento di difficoltà, rammentando che nessuno si salva da solo. Nel 2021, un anno dopo quell’evento, la Statio Orbis con le parole, le immagini e le meditazioni, anche dei giorni successivi, sono diventati una pubblicazione che nel 2022 è stata depositata presso la banca mondiale dei semi, nello Svalbard Seed Vault, come ‘seme di speranza’. Nel 2023, quel seme di speranza volerà nello spazio in modalità del tutto inconsuete, tecnologicamente molto avanzate e culturalmente inedite per diffondere ulteriormente il suo messaggio universale dando vita a diverse iniziative connesse.
Il progetto della missione Spei Satelles, coordinato dal Segretario del Dicastero Monsignor Lucio Adrian Ruiz, ha coinvolto, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Agenzia Spaziale Italiana, Il Politecnico di Torino, l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – Idgce, l’Istituto Universitario Salesiano Venezia – IusveE e l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino. Il libro del Papa, “Perché avete paura? non avete ancora fede” porta così in orbita il messaggio della Statio Orbis, ed è diventato, grazie al Consiglio Nazionale delle Ricerche ed in particolare all’attività dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie coordinata da Andrea Notargiacomo, un ‘nanobook’, una lastra di silicio, di 2x2x0,2 mm, in cui è stato inciso il libro ad alta miniaturizzazione per mezzo di tecnologie di micro e nanofabbricazione.
“La Santa Sede ha chiesto all’Agenzia Spaziale Italiana di aiutarla ad individuare e realizzare, grazie alla tecnologia spaziale, una soluzione che consentisse alle parole di speranza del Santo Padre di oltrepassare i confini terrestri e di raggiungere dallo spazio il maggior numero possibile di donne e di uomini sul nostro pianeta affannato” ha detto il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia, intervenuto alla presentazione della missione spaziale Spei Satelles. Il Magnifico Rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, ateneo che parimenti si è spesa molto per Spei Satelles, ha rilevato che i giovani del Politecnico in questa missione “hanno potuto misurarsi con una sfida tecnica e scientifica non facile in un quadro valoriale che rappresenta una sfida umana e culturale decisiva”. La Presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, ha rilevato che “oggi la scienza dell’infinitamente piccolo ci mette davanti a un progresso enorme: la capacità di miniaturizzare il nostro sapere facendolo viaggiare attraverso il tempo e lo spazio”.
Per mettere in orbita, come segno e profezia di speranza, questo micro-manufatto, l’Agenzia Spaziale Italiana ed il Politecnico di Torino hanno lavorato poi in stretta sinergia. I giovani dell’Ateneo torinese, guidati dalla professoressa Sabrina Corpino, hanno progettato e costruito a tempo di record un CubeSat 3U SpeiSat che potesse ospitare e custodire il nanobook. L’Agenzia Spaziale Italiana guidata da Giorgio Saccoccia ha reso possibile il suo lancio e la messa in orbita bassa terrestre (Low Earth Orbit-Leo) ad un’altitudine di circa 525 chilometri. Il CubeSat viaggerà a bordo di un razzo Falcon 9, il vettore in due stadi parzialmente riutilizzabile di SpaceX e sarà ospitato sulla piattaforma Ion Scv-011Ion, il carrier satellitare sviluppato, realizzato e gestito dall’azienda italiana D-Orbit, che effettua servizi di lancio e rilascio in orbita. Il satellite è anche dotato, oltre che della strumentazione di bordo per funzionare ed essere guidato da terra, anche di un trasmettitore radio. Per il tempo di permanenza in orbita saranno captabili, nel momento in cui il satellite sorvolerà quella porzione di Terra, e facilmente codificabili in modo testo, frasi desunte dal Magistero Pontificio che hanno a tema la speranza e la pace. I messaggi sono in italiano, inglese e spagnolo.
L’Arcivescovo metropolita di Torino, monsignor Roberto Repole, ha sottolineato che “abbiamo tutti bisogno di speranza, in modo particolare i giovani. Custodire la speranza è la missione di questo satellite progettato e costruito da giovani, raccontato nel logo missione da giovani, abitato, speriamo, da molti giovani che vorranno salire a bordo con il Papa attraverso il sito impegnandosi così a seminare speranza e fraternità là dove abitano”. La missione è stata pensata anche per attivare coloro che si lasceranno coinvolgere. Attraverso il sito www.speisatelles.org non solo è possibile seguire l’evolvere della missione, ma anche iscrivere il proprio nome in un chip che Spei Satelles custodirà in orbita. Per ottenere un virtuale boarding pass verrà chiesto di impegnarsi a fare un’opera di misericordia in favore della pace e la speranza. Ciascuno così può diventare seme di speranza concreto nel suo ambiente di vita.
Il Direttore dello Iusve, don Nicola Giacopini, ha commentato: “Siamo grati e quasi increduli di essere stati coinvolti così da vicino in questa esperienza che unisce la terra al cielo. I nostri giovani studenti e laureati in Comunicazione hanno potuto cimentarsi nell’elaborazione del logo e nella narrazione della missione Spei Satelles. Anche il logo della missione spaziale richiama tutti questi aspetti ed è stato realizzato nell’ambito di un progetto didattico dagli studenti dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia Iusve guidati da Marco Sanavio”. “Il logo – ha spiegato – richiama innanzitutto le iniziali di Spei Satelles, il Custode della Speranza in lingua latina. Le due lettere ‘S’, disposte in maniera speculare, indicano la complementarità di ‘terra’ (la semicirconferenza inferiore) e ‘cielo’ (la semicirconferenza superiore), oltre a segnare l’orbita del satellite attorno al nostro pianeta. Gli elementi tecnici e di senso, tecnologia e narrazione sono stati tra loro coordinati e tenuti insieme grazie al lavoro dell’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino guidato da don Luca Peyron.